Testo

Gli dei dell'oltretomba

Il regno dei morti era un luogo tenebroso nell'interno della terra, la cui entrata si immaginava nella più remota parte occidentale, dove non giungevano i raggi del sole. Dalla superficie della terra alcuni baratri conducevano nell'Oltretomba, come le caverne di Cuma in Italia o quelle di Colono presso Atene. Presso Cuma di Campania c'era un lago, Averno, formato dal cratere di un vulcano profondo, circondato da rupi, pieno di esalazioni mefitiche. Secondo l'etimologia, Averno vuol dire "senza uccelli" ed effettivamente gli uccelli non vi potevano vivere a causa delle esalazioni. Nelle sue vicinanze si riteneva che fossero il bosco di Ecate, la caverna della Sibilla e l'entrata del regno di Ade, detto anche Erebo, Averno o Tartaro. Tutt'intorno scorreva il fiume Stige (= odiato), che anticamente era considerato il solo fiume dell'Averno, più tardi se ne aggiunsero altri: l'Acheronte (=fiume dei guai), il Flegetonte (=che brucia), il Cocito (=gemente), il Lete (=oblio). Il regno dei morti era diviso in diverse zone, iniziava con la prateria degli Asfodeli (Asphodelos, da a= non, sphodos= cenere, elos= valle, ovvero valle di ciò che non è stato ridotto in cenere, ossia l'ombra dell'eroe dopo la cremazione). Nella prateria le anime degli eroi vagavano tra altri morti che svolazzavano qua e là come pipistrelli. Il loro unico piacere era bere il sangue delle offerte dei vivi. Oltre la prateria si trovavano l'Erebo (=coperto), il palazzo di Ade e di Persefone. Per giungere all'Erebo bisognava attraversare lo Stige su una barca guidata da Caronte (=l'uomo della gioia). Davanti alle porte stava Cerbero, un cane ferocissimo rappresentato con tre teste, coda e cresta di serpente. Giudice delle anime era Minosse che, per comando di Zeus, doveva decidere i casi controversi, insieme a lui stavano Radamante ed Eaco, il quale era anche il custode delle chiavi. Tre erano le direzioni che potevano prendere le ombre dopo il giudizio: la prateria degli Asfodeli dove erano mandati coloro che non erano stati né virtuosi né malvagi, il Tartaro a cui venivano avviati i malvagi e i Campi Elisi per i virtuosi. Oltre vi erano le Isole Beate riservate a coloro che nacquero tre volte e ogni volta vissero virtuosamente. Ade era figlio di Crono e Rea, fratello di Zeus e di Poseidone; nella divisione del mondo tra i fratelli, dopo la vittoria sui Titani e la caduta dell'impero di Crono, ad Ade toccò il regno dell'Oltretomba, dove governava con la moglie Persefone. Si narrava che, mentre Persefone, figlia di Zeus e di Demetra, coglieva fiori presso Enna in Sicilia, Ade l'avesse rapita e condotta con sé su un carro tirato da cavalli velocissimi. Ade salì poi raramente sulla terra, un giorno lo fece perché voleva sedurre la ninfa Minta, ma Persefone la trasformò in menta profumata, un'altra volta ci provò con la ninfa Leuce, che però fu trasformata in un bianco pioppo. Ade aveva un elmo che lo rendeva invisibile, dono dei Ciclopi da lui liberati per ordine di Zeus. La regina Persefone gli fu sempre fedele, anche se gli preferiva la compagnia di Ecate, la dea delle streghe, rappresentata con tre corpi e con tre teste, una di leone, una di cane e una di giumenta. Nell'Erebo vivevano anche le Erinni o Furie, più vecchie di Zeus e degli altri dei dell'Olimpo. Esse punivano i crimini inseguendo senza posa i colpevoli, avevano capelli di serpenti, testa di cane, corpo nero, ali di pipistrello, occhi iniettati di sangue, e tenevano in mano pungoli di bronzo con cui tormentavano le loro vittime.

prof.ssa Rosalia Alessi