Indice

Parco Archeologico di Baia


Testo

La Storia

“Nessun golfo al mondo è splendido come quello di Baia”.
Così scrive il poeta Orazio alla fine del I sec. a.C. Baia era allora un Centro residenziale di ville ed edifici termali costruiti in vista del piccolo golfo, simile ad un lago (lacus Baianum), che un canale metteva in comunicazione con il mare aperto. La bellezza del paesaggio, la presenza di sorgenti di acque calde e di vapori solforosi provenienti dal sottosuolo vulcanico, avevano richiamato fin dal II sec. a.C. la nobiltà romana a trascorrere gli otia nelle ville a mare.

Con l’avvento dell’Impero, Baia diventò residenza della famiglia imperiale e nei successivi tre secoli l’edilizia di piacere raggiunse forme di fasto che spesso servirono da modello ad edifici della stessa Roma. Ne è un esempio la grandiosa cupola della sala termale conosciuta come “Truglio” o “Tempio di Mercurio” o “dell’Eco”, per l’effetto acustico che ivi si produce. Essa, costruita alla fine del I sec. a.C., anticipa, per le sue tecniche costruttive, di oltre un secolo la costruzione del Pantheon di Roma. Il Palazzo Imperiale (Palatium Baianum) occupò tutto il pendio prospiciente il golfo, inglobando ville ed edifici termali preesistenti. I suoi resti si identificano con le imponenti strutture note come Tenne di Baia per la quasi esclusiva presenza di edifici termali. Il complesso degli edifici si dispone lungo l’asse longitudinale della collina su diversi livelli di terrazzamento, mentre, per effetto del bradisismo, la parte situata alle pendici fino all’antica linea di costa è oggi sommersa. Lunghe e ripide rampe tagliano ortogonalmente l’asse degli edifici, per raccordare i vari livelli. Non si tratta di un monumento unitario, ma di cinque settori che non presentano uguale orientamento, indizio di appartenenza a fasi cronologiche differenti. Essi sono conosciuti come Complesso delle Terrazze, Terme di Mercurio. Terme Inferiori, Terme di Sosandra e Terme di Venere.

Ad eccezione del Complesso delle Terrazze, unico nucleo che presenta il carattere di villa, gli altri sono costituiti da sale termali, ninfei, vasche di fontana, loggiati ed ambienti residenziali aperti su giardini. Nelle terme di Sosandra vi è anche un teatro-ninfeo ad emiciclo, utilizzato come luogo di riposo e come cavea per rappresentazioni. Il complesso viene datato tra il I sec, a.C. ed il III d.C. oltre il quale, per effetto del bradisismo, cominciò una lenta ma progressiva decadenza della zona, ma non della fama delle acque di Baia, i cui impianti sopravvissero fino al tempo del viceré spagnolo Pedro Antonio di Aragona nel XVII secolo. Con il progetto POR di restauro e valorizzazione appena concluso si è restaurato l’intero monumento, realizzato il recupero del Settore di Diana accessibile anche dal nuovo ingresso inferiore reso possibile dallo spostamento della vecchia stazione, al posto della quale, d’intesa con il Comune di Bacoli, si è realizzato il nuovo ingresso alla parte bassa del Monumento. Completa la valorizzazione del Monumento la realizzazione di altri due progetti POR: la presenza di un percorso per portatori di handicap ed il collegamento al Parco Monumentale attraverso un percorso naturalistico a tornanti lungo la collina.

History

“No gulf in the world is as marvellous as Baia’s”.
Wrote the poet Orazio at the end of the Ist century B.C.. In that period Baia was a residential centre with villas and thermal buildings built facing the little gulf, which was similar to a lake (lacus Baianum) connected by a canal to the open sea. The beauty of the panorama, the local springs of natural warm water and sulphurous steam coming from the volcanic subsoil, had attracted the Roman nobility here since the 2nd century B.C. They loved to spend their otia (spare time) in these villas by the sea.

With the coming of the Empire, Baia became the imperial family’s residence and in the next three centuries the building of structures for entertainment rose to such an importance that these buildings became models for roman ones. One example is the majestic dome of the thermal room, best known as “Truglio” or “Mercury Temple” or “Echo Temple” for the acoustic effect produced here. This dome, built at the end of the I century B.C., was way ahead of its building techniques used a century later in the building of the Pantheon in Rome.

The imperial palace (Palatium Baianum) extended over all the mountain facing the gulf including the already existing villas and the thermal buildings. Its remains are identified by the big building known as Baia’s thermal baths, because of the presence of many thermal rooms. These rooms extend on the longitudinal line of the hill, on different levels of terracing, but due to the bradisism, the lower level, which was at the mountainsides till the ancient coast line, is today submerged. Long and steep flights of steps cut the buildings orthogonally to connect the various levels.

It is not a unitary monument but it’s composed of five sectors that have not the same orientation, which is the sign of a different chronological construction. They are known as the Terrace complex, the Mercury thermal baths, the lower thermal baths, the Sosandra thermal baths and the Venus thermal baths.

Apart from the Terraces Complex which is the lonely nucleus appearing as a villa, all the other buildings are composed of thermal baths, nymphaeums, fountain tubs, lodges and residential buildings open onto gardens. In the Sosandra thermal baths there is also a hemicycle nymphaeum - theatre, used as a relaxing place and as cavea for performances. The complex is dated between the Ist century B.C. and the 3rd A.D.. Later because of the bradisism, a quiet but progressive decaying of the area started but not the celebrity of the Baia thermal baths, whose structures survived until the age of the Spanish viceroy Pedro Antonio di Aragona in the 17th century.

Thanks to the recently concluded POR project, which dealt with the restoration and development, the entire monument has been restored, the Diana sector has been recovered and is now accessible also from the new lower entrance. In fact thanks to the relocation of the old train station, in agreement with Bacoli town council, a new entrance from the lower side of the monument has been opened. The improvement of the monument has been completed thanks to the two other POR projects which have dealt with the institution of a route for disabled people and the link to the Monumental Park by a winding naturalistic path along the hill.

Villa dell'ambulatio

Le strutture della Villa dell’Ambulatorio sono in gran parte ancora ben conservate e permettono al visitatore di avere un’idea generale di come poteva essere una tipica villa di età romana. L’impianto originale risale alla fine del II sec. a.C., ma il suo aspetto attuale viene generalmente datato al I sec. d.C. per la tecnica costruttiva in opera reticolata. Incorporato in origine come un vasto edificio con funzione termale, fu definito genericamente Complesso delle Terrazze, per la particolare disposizione delle strutture su una serie di basamenti artificiali (basis villae) digradanti verso il mare, secondo una tecnica costruttiva tipica di molte residenze romane Solo di recente l’intero complesso è stato identificato come una villa, detta dell’Ambulatorio dal nome latino che definisce il lungo portico ad esedra presente nelle ville romane, destinato al passeggio, alla lettura e all’otium dei ricchi proprietari. Per una corretta visita al monumento è consigliabile iniziare dalla prima terrazza (A) situata a monte, che ospita i resti del quartiere residenziale. Salendo la scala a nord (n. 2), si arriva ad una serie di stanze soggiorno tutte disposte sul lato ovest, con pavimenti in opus sectile o in mosaico e pareti originariamente rivestite in marmo; si riconoscono una grande sala panoramica (n. 3), un grazioso peristilio (n. 4) ed un’aula absidata posta all’estremità meridionale (n. 5). Dalla scala a sud (n. 6) si può ridiscendere nella seconda terrazza (B) occupata appunto dall’ambulatorio (n. 1). Questa terrazza costituiva il basamento (basis) della villa posta al piano superiore e solo in seguito venne trasformata in un portico coperto, diviso longitudinalmente in due navate da una serie di pilastri raccordati con archi. Lungo il lato ovest, centralmente, si apre un’imponente sala (n. 7) a pianta rettangolare con esedra e con tre nicchie sulle pareti laterali.

Lungo il portico (n. 1) sono esposti numerosi frammenti architettonici, rinvenuti nelle acque del porto di Baia, che costituivano la decorazione marmorea di alcune strutture relative al Palatium imperiale dell’epoca dei Severi (III sec. d.C.).

Procedendo verso sud, si scende la scala (n.8) che delimita l’intero complesso lungo tutto il lato meridionale. Dopo le prime due rampe, si accede sulla sinistra alla terza terrazza (C) attualmente occupata da un giardino, da considerarsi anch’essa un’ambulatio con pilastri che sostenevano la copertura a volta. L’aula posta a metà del lato ovest (n. 9) è in asse con le grandi sale delle terrazze superiori e con un ambiente sottostante, da identificare probabilmente con una fontana.

Scendendo ancora la scala sud, si arriva al livello della quarta terrazza (D), caratterizzata da due corridoi paralleli (n. 10 e 11) sui quali si aprono una serie di stanze genericamente interpretate come ambienti destinati al personale di servizio. Le tecniche edilizie usate testimoniano interventi costruttivi avvenuti in epoche diverse. In particolare, per la serie di ambienti relativi ad un epoca sicuramente più avanzata nella vita dell’edificio, si può ipotizzare un carattere “alberghiero”. Sempre dalla scala posta a sud (n.8) si scendono ancora due rampe di gradini e si arriva al livello della quinta terrazza (E).

A sinistra si accede direttamente in una stanza (n. 12), che è la prima di una serie di sale, tutte rivolte verso il mare. Lungo il lato ovest si riconosce il muro originario della basis villae, costituito da un prospetto architettonico con arcate cieche e semicolonne, poi inglobato dagli antistanti ambienti costruiti successivamente. Va notata una sala rettangolare rivestita e pavimentata in marmo (n. 13), che presenta sui lati corti due banchine decorate con nicchie e semicolonne. Un sistema di scale consentiva di salire al livello superiore, di raggiungere altri vani a nord, oggi distrutti, e di scendere all’ultima terrazza. La sesta terrazza (F) è costituita da un’ampia area aperta, destinata a giardino, con una fila di vani nel lato sud, delimitala ad ovest dal lungo muro di sostegno del livello soprastante. È probabile che in fase più antica il giardino fosse circondato da un peristilio, ma una esatta interpretazione di questo vasto spazio è resa difficile dalle numerose manomissioni subite in epoca tarda, per la ricerca di acque termali sotterranee.

The structures of the Ambulatio Villa are partly well kept and give the visitor a general idea of a typical roman villa. The original structure dates back to the end of the 2nd, beginning of the 1st century B.C., but its actual aspect is generally dated to the 1st century A.D. for the building technique with opus reticolatum. Considered first as a great thermal bath, it was generically defined as a Terraces complex because of the particular disposition of the structures on a series of artificial basements (basis villae) descending to the sea, according to a building technique typical of many roman residences. Only recently the all complex has been identified as a villa, called Ambulatio because of the Latin name of the long exedra portico typical of the roman villas, used by rich owners for promenades, reading and otium. To visit the monument well it’s better to start from the first terrace (A) situated on the mountain. where the residential area is. Going up the north flight of stairs (N. 2), one arrives to a series of sitting rooms, situated on the west side with floors in opus sectile or in mosaic and walls originally covered with marble. A great panoramic room (N. 3), a nice peristyle (N. 4) and an apsidal room situated at the south extremity (N. 5) are visible. From the south flight one can go down to the second terrace (B) occupied by the ambulation (N. 1).

This terrace was the basement (basis) of the villa situated on the superior level, and only later was transformed in a covered portico, divided longitudinally in two naves by a series of pillars connected with arches. Along the west side, centrally, a big room (N. 7) opens with a rectangular plan with exedra and three niches on the lateral walls. Along the portico (N. 1) various architectonic fragments are exposed, found in the waters of the port of Baia, and formed the marble decoration of some structures connected to the imperial Palatium of the Severi’s Age (3rd century A.D.).

Proceeding south, one goes down the stairs (N. 8) which surround the all complex along all the south side. After the two flights, one enters on the left into the third terrace (C) actually occupied by a garden. Also this terrace can be considered an ambulation with pillars which supported the volt covering. The room situated in the middle of the west side (N. 9) is in axis with the big rooms of the upper terraces and with a lower area, probably identified with a fountain.

Continuing down the south stairs one arrives at the level of the fourth terrace (D), characterised by two parallel corridors (N. 10 and 11) above which a series of rooms opens, generically considered as an area for the service personnel. The construction techniques used testify some building interventions made in different periods. Particularly for the series of ambient dating to a more advanced age comparing to the rest of the building, one can imagine a transformation in a hotel. Even on the south stairs (N. 8) one can go down for two flights to arrive then al the level of the fifth terrace (E). On the left one enters directly in a room (N. 12) which is the first of a series of rooms, all facing the sea. Along the west side the original wall of the basis villae is visible, constituted by an architectonic facade with blind arcades and half columns. Then it was included in the opposite rooms built later. It’s important to note a rectangular room. which is covered and floored with marble (N. 13). On both sides there are two banks decorated with niches and half columns. Some flights led to the superior level, to enter other rooms, at north, which have been destroyed, and to go down to the last terrace.

The sixth terrace (F) is made up of a wide open area, destined to be a garden. with a series of rooms on the south side, surrounded on the west by the long supporting wall of the upper level. Probably in a more ancient phase the garden was surrounded by a peristyle, but a sure interpretation of this wide area is difficult because there have been a lot of work done in a successive age to search for underground thermal waters.

Parco archeologico di Baia – settore della Sosandra.

Il complesso si estende su un’area rettangolare inquadrata tra due rampe situate lungo i lati nord e sud; l’insieme strutturale evidenzia una disposizione a terrazze, che seguono la morfologia del pendio e degradano verso il mare, con un gioco architettonico di porticati e di corridoi anulari di notevole effetto scenografico.

Affiancato alla Villa dell’Ambulatio e con lo stesso orientamento, il complesso edilizio prende il nome da una statua rinvenuta nell’ambiente n.10 del peristilio superiore, raffigurante Afrodite Sosandra, copia romana di un originale greco del V sec. a.C. attribuito allo scultore Calamide.

Il complesso presenta tre fasi edilizie: una iniziale di occupazione del suolo, nel II-I sec. a.C., con terrazzamenti e murature in opera incerta (non visibili); la seconda, risalente agli inizi del I sec. d.C., secondo lo schema di una villa con terrazze e portici; la terza, nel II sec. d.C., con una radicale trasformazione della struttura originaria di villa privata in una sorta di hospitalia, da intendere come alloggio per i clienti delle vicine terme. È riconoscibile una netta suddivisione in quattro livelli di terrazzamento, che costituiscono ciascuno la sostruzione [sostruzióne «costruire di sotto, fare le fondamenta» (comp. di sub «sotto» e struĕre «costruire»)]. – In archeologia, struttura in tutto o in parte sotterranea che serve di sostegno a un edificio sovrastante, in partic. quando, per l’andamento in pendenza del terreno, è destinata a formare il piano orizzontale di posa della costruzione; la sostruzione costituisce in questo caso un’opera di terrazzamento che talora, nelle parti visibili, prende aspetti architettonici imponenti e assume un notevole valore compositivo.] del corpo costruttivo soprastante: quello superiore (A) comprende gli ambienti di servizio, il secondo (B) rappresenta il vero e proprio quartiere di soggiorno con una serie di stanze che si affacciano su un ampio peristilio; il terzo (C) è costituito da un corpo di fabbrica ad emiciclo, interpretato come teatro-ninfeo; infine, nella terrazza inferiore (D) si potrebbe riconoscere una grande piscina o un giardino, circondato da portici con alcune stanze.

The complex extends on a rectangular area, between two ramps situated along north and south sides; all the structure shows a disposition with terraces which follow the morphology of the mountain and lower towards the sea, with an architectonic game of arcades and angular corridors to create a great scenic effect.

This building, along with the Ambulatio’s villa, and with the same orientation, derives its name from a statue found in room n. 10 of the upper peristyle. This statue representing Afrodite Sosandra, is a roman copy of an original Greek one dating back to 5th century B.C. attributed to the sculptor Calamide. The complex shows three different building phases: the first one refers to the occupation of the area and dates back to 2nd/1st century B.C.; the terraces and the walls built with unclear technique are no longer visible. The second one dating back to the beginning of the 1st century A.D. shows the scheme of a villa with terraces and arcades. The third one, dating back to the 2nd century A.D. shows a radical change to the original structure of a private villa into a kind of hospitalia, that is lodgings for people using the neighbouring thermal baths. A clear division in four levels of terraces is evident, each one making up the support of the upper level. The upper one (A) consists of the service rooms, the second one (B) represents the real sitting room with some rooms which face a big peristyle; the third one (C) consists of a semicircular place considered as a ninpheus- theatre; at the end, in the lower terrace (D) you could imagine a great piscina or a garden, surrounded by arcades with some rooms.

settore di venere

Subito a sud delle c.d. Terme di Sosandra si sviluppa un altro complesso architettonico posto all’estremità meridionale del Parco Archeologico, caratterizzato da una serie di edifici, termali che sfruttano le fonti naturali di vapori caldi concentrati in quest’area.

Convenzionalmente denominato Terme di Venere, per le raffinate decorazioni in stucco presenti sulle volte di un gruppo di ambienti originariamente destinati a terme (nn. 1, 2, 3),^ questo settore comprende una serie di nuclei edilizi costruiti in epoche diverse, disposti su tre livelli principali (inferiore, intermedio e superiore) costituiti da terrazze degradanti verso il mare. L’ingresso al complesso avviene dal livello inferiore (A), ai piedi della grande rampa est-ovest che lo separa dalle terme di “Sosandra”,

Piccole terme.

Il complesso delle c.d. piccole terme è uno degli edifici termali più antichi messi in luce a Baia. La distribuzione degli ambienti funzionali e la rigida articolazione assiale dell’impianto planovolumetrico lo accomuna agli altri edifici con funzione termale rinvenuti nei centri vesuviani. La prima fase di costruzione risale alla metà del I secolo a.C. ma l’edificio fu ristrutturato e ampliato nel corso del II secolo della nostra era. Il complesso si articola intorno ad un laconicum (E), stanza per bagni di vapore, risalente al probabile impianto originario ai cui lati sorgono ambienti caldi (C) o tiepidi (D) dove era possibile anche bagnarsi nelle acque termali. Tutti gli ambienti caldi sono provvisti di suspensurae e tegulae mammatae e sfruttano i vapori naturali che sono captati nelle scaturigini della terra con apposite canalizzazioni, che in questo complesso sono visibili sul lato ovest del laconicum e negli ambienti a sud dello stesso. Completavano il complesso sul lato meridionale gli ambienti freddi dell’apoditerium (B) e del frigidarium (A). Ad una fase di ristrutturazione tarda è da segnalare il parziale cambio di funzione del lato occidentale del frigidarium in una latrina che escludeva questa parte dai percorsi termali. Nell’edificio sono conservati decorazioni parietali a stucco e musive risalenti ad una ristrutturazione dell’edificio databile alla metà del I secolo.

The small thermal baths

The small thermal baths complex is one of the most antique thermal buildings brought to light in Baia. The distribution of the rooms and the rigid axial structure make it similar to the other thermal buildings discovered in the towns near Vesuvius. The first building phase dates back to the middle of the 1st century B.C., but it was restored and enlarged during the 2nd century A.D. The building develops around a laconicum (E), a steam bathing room, belonging to the original building. At its sides there were warm areas (C) or lukewarm areas (D) where it was possible to bathe in the thermal waters. All the warm areas have suspensurae and tegulae mammatae, and use natural steams coming from the ground sources through special canals, which in this building are visible in the west side of laconium and in its south areas. This building was completed on the south side by the cold areas of apoditerium (B) and frigidarium (A).

The partial change of use of the west side of frigidarium belongs to a later restoration period. It became a latrina and was so excluded from the thermal routes. Mosaic and plaster wall decorations are preserved in the building and they date back to a restoration of the building in the mid 1st century.

Tempio di Mercurio

Situato all’estremità nord orientale del Parco Archeologico, il complesso si estende dall’ultima terrazza della villa dell’Ambulatio fino alla moderna ferrovia Napoli-Cuma, in una zona particolarmente ricca di sorgenti idrotermali. I confini, non ancora ben definibili, sono rintracciabili negli ambienti prospicienti la grandiosa sala circolare, la più antica del complesso baiano, detta “Tempio di Mercurio”, “Truglio” o “Tempio dell’eco” (n.2). Questo suggestivo ambiente, noto sin dal Medioevo, attirò l’attenzione dei viaggiatori del Settecento che lasciarono disegni e descrizioni del c.d. “Tempio di Mercurio”, denominazione priva di fondamento, che poi si estese anche alle strutture limitrofe.

La difficoltà di comprensione dell’intero complesso è dovuta principalmente a due fattori: il piano di calpestio attuale si trova molto al di sopra di quello antico, con ambienti ancora interrati o allagati per effetto del bradisismo; inoltre l’aspetto odierno è il risultato dell’aggregazione di almeno tre nuclei strutturali edificati in epoche diverse. È opportuno iniziare la visita dal nucleo settentrionale (A), ritenuto il più antico, databile alla tarda età repubblicana-inizi età augustea; gli ambienti, per lo più a carattere termale, risultano oggi molto danneggiati ed in parte allagati consentendo solo una visione dall’esterno. Dall’ampio piazzale scoperto si entra poi in una grande sala (n.1) e da questa si accede, a destra, al c.d. “Tempio di Mercurio” (n.2),^grandiosa aula circolare resa suggestiva dalla presenza dell’acqua che, per effetto del bradisismo, raggiunge l’imposta della volta. Interpretato come frigidarium (sala per i bagni freddi) o come natatio (piscina coperta), l’ambiente presenta il più antico esempio di copertura sferica di ampie dimensioni databile alla fine dell’età repubblicana-inizi dell’età augustea. Al centro della cupola si apre il lumen, l’occhio di luce che dava luce all’ambiente insieme ai quattro finestroni rettangolari al di sopra dell’imposta della volta. Dalla nicchia ad ovest, appena affiorante dall’acqua, poteva forse sgorgare una fonte naturale, mentre quella ad est costituiva l’ingresso principale, che collegava l’aula con gli attigui ambienti del nucleo settentrionale già menzionati.

Torniamo ora nella grande sala d’ingresso (n.1) a pianta rettangolare, con un lucernario centrale nella volta a botte anticamente rivestita di mosaico. L’attuale piano di calpestio si trova molto al di sopra di quello antico per un progressivo interro dell’ambiente. Un’apertura moderna ad ovest consente oggi l’accesso al nucleo occidentale (B), anticamente non collegato a questa sala; qui gli ambienti sembrano strettamente connessi alle terrazze della villa dell’”Ambulatio” e forse vennero a far parte del complesso di Mercurio solo in seguito ad un ampliamento del nucleo originario settentrionale. Si accede ad un primo vano a pianta quadrangolare (n.3) coperto da volta a crociera, con muri perimetrali totalmente crollati; a sud sono visibili i resti di altri ambienti termali.

This complex is situated at the north-east end of the archaeological park and it extends from the last terrace of Ambulatio’s villa till the modern railway Napoli-Cuma, in an area particularly rich with thermal sources. The undefined limits are clear in the ambient opposite the big circular room, the most ancient of the Baiano complex, called “the Mercury Temple”. “the Truglio” or “the Echo Temple”(N.2). This striking place, known since medieval age, attracted the attention of voyagers, during the 18th century, who left pictures and descriptions of the “Mercury Temple”. They named it so without a reason, but then this name extended also the neighbouring remains. It is difficult to imagine the entire complex because of two reasons: the modern trampling floor is upper than the old one, with rooms filled with earth or water because of the bradisism. Moreover the actual remains are the result of the aggregation of about three structural nuclei built in different ages.

It’s important to start the visit from the north nucleus (A), considered the most antique, dating from late republican era to the beginning Augustus age. All the rooms, generally thermal baths, are now really damaged and partly submerged, this is why it’s possible to see them only from the outside.
From the big open square you can enter a large room (N.1), from where you go right and you can see the “Mercury Temple” (N.2), a great circular room which is really striking due to the presence of water, which, because of the bradisism, goes up to the volt impost. The room, considered the frigidarium (the cold bathing room) or the natatio (covered piscina), shows the most antique example of spherical covering for large areas, dating from the late republican era to the beginning Augustus age. The lumen opens at the centre of the dome, that is the eye of light which illuminated the room thanks also to tour rectangular big windows over the volt impost. From the west niche, a natural spring could perhaps spout out, just coming to the surface while the east one constituted the main entrance which connected the room with the neighbouring rooms of the north nucleus, already mentioned. Now let’s come back to the main entrance room (N.1), which has a rectangular plan, a central skylight in the barrel volt, originally covered with mosaics. The actual floor level is much more superior than the old one because of a progressive filling of the room. A modern entrance in the west side permits the access to the west nucleus (B), not connected to this room in the past; Here the rooms appear strictly connected to the terraces of Ambulatio’s villa and perhaps they were included in the Mercury complex only later after the enlargement of the original west nucleus. You can enter the first room, which has a square plah (N.3) covered by a cross volt with totally collapsed external walls; At the south the remains of other thermal rooms are visible.

La decorazione parietale, del Balneum (n.13)

L’ambiente merita particolare attenzione per le decorazioni in stucco a rilievo che interessano il soffitto e la lunetta della parete est.
Gli stucchi sono caratterizzati da un rilievo alquanto basso e da un ampio ricorso all’incisione per la definizione di un gran numero di dettagli. Lo schema decorativo del soffitto è basato su di una serie di medaglioni contenenti figure isolate e profilati da perlature, essi sono disposti lungo l’asse nord/sud collegati tra loro ed ai margini del soffitto da brevi fasce, anch’esse perlate. Le figure rappresentate all’interno dei medaglioni sono cigni volanti con un nastro nel becco e amorini con un bastoncino in una mano ed un piatto nell’altra, evidentemente ottenute a stampo. Lo spazio restante è decorato da foglie d’acanto e candelabri.

Nella parte più settentrionale del soffitto la maggiore disponibilità di spazio ha permesso l’inserimento di una fascia con raffigurazioni di delfini (in prossimità del muro ovest) e di un gruppo di pannelli triangolari e rettangolari sul lato opposto. Qui assume particolare interesse il grande campo centrale all’interno del quale è rappresentata la snella figura di una Nereide, la quale regge un piatto ricolmo di frutti nella mano sinistra e siede a cavallo di una pantera marina. I pannelli circostanti presentano figure di carattere secondario: pantere, delfini e, nell’angolo sud-est, un pappagallo.

Al margine est è una enorme cornice ad ovoli. La lunetta è interessata dalla decorazione in stucco solo nella sua metà sud. Vi si rappresenta un padiglione sorretto a sinistra da una colonna con scanalature spiraliformi con capitello a foglie, a destra da una colonna vegetalizzante e da un pilastro liscio. All’interno del padiglione è un amorino fluttuante, esatta riproduzione delle figure di amorini già descritti a proposito della decorazione del soffitto. Tra la colonna vegetalizzante ed il pilastro è un basso muro in opera isodoma su cui poggia un piccolo candelabro. Sull’architrave del padiglione è un ornamento a volute e, sulla sinistra, un cratere. Infine, a sinistra del padiglione è raffigurato un vaso contenente un fiore.

Da un punto di vista stilistico, la decorazione di questo ambiente mostra notevoli affinità con la tomba dei Valeri sulla via Latina a Roma, lo schema con medaglioni e fasce di connessione perlati, gli amorini, i cigni e la Nereide, nonché l’uso di volute e candelabri. La tomba dei Valeri è attribuibile ad epoca antonina media (bolli laterizi datati al 159 d.C.) ed una simile datazione può essere postulata per gli stucchi baiani.

Il mosaico pavimentale dell’ambiente (n.14)

Di notevole interesse artistico, nonostante il cattivo stato di conservazione, è il mosaico pavimentale visibile nell’ambiente n.14. Esso è realizzato con tessere policrome, oltre al bianco ed al nero, vi troviamo il rosso, in varie tonalità, il violetto, il giallo, ecc.. Lo schema compositivo è costituito da tre file di tre pannelli rettangolari ognuna. Essi sono bordati da un motivo a treccia e, più all’esterno, da una fascia risultante dall’accostamento di figure geometriche (rombi e trapezi). All’interno dei pannelli marginali troviamo rappresentazioni di maschere teatrali (ne sono visibili quattro), mentre quello centrale presenta una probabile scena di ambientazione teatrale con due personaggi maschili. Lo spazio compreso tra i pannelli è occupato da ottagoni alternati a grosse croci. Gli ottagoni riportano motivi figurati al loro interno – si riconoscono due uccelli ed un volto umano - e sono bordati da ornamentazioni a denti di lupo ed a dentelli, le croci presentano tutte lo stesso tipo di decorazione, ossia quattro steli culminanti in un unico fiore centrale. L’intera composizione è racchiusa da una fascia marginale con meandri alternati a quadrati, a tessere bianche e nere.

La decorazione pittorica nel portico della c.d. “Piscina” (n.1)

Gli affreschi presenti nel peristilio del livello inferiore mostrano un significativo esempio di sovrapposizione di decorazioni pittoriche corrispondenti a due diverse fasi cronologiche e stilistiche. La fase più antica (metà del I sec. d.C.) è rappresentata dai resti di pittura visibili nell’angolo sud ovest del porticato sia sulla parete meridionale che su quella occidentale. Dei dipinti è attualmente leggibile soltanto la zona superiore, essendo il resto delle pareti completamente obliterato da affreschi realizzati in epoca più tarda, inoltre sull’intera superficie superstite sono visibili i fori di picchettaggio praticati precedentemente la stesura del nuovo rivestimento, destinati a migliorarne l’adesione. Tali pitture possono essere attribuite al III stile pompeiano (metà I sec. d.C.) ed in particolare a quella corrente cosiddetta “egittizzante”, affermatasi sulla scia del diffondersi dei culti di origine egizia in Campania. Su entrambe le pareti sud ed ovest troviamo rappresentate strutture architettoniche su fondo bianco le cui colonne definiscono compartimenti di varie dimensioni. Al loro interno si riconoscono personaggi dai tratti zoomorfi (testa di cane o di falco), l’ibis, il bue Api ed altri emblemi caratteristici alla tradizione religiosa egizia. Ma il porticato in questione subì, in epoca successiva (II sec. d.C.), un secondo intervento di decorazione pittorica, attualmente esso è meglio leggibile nel suo schema decorativo nella parete sud e nella parete est (tratto sud). Vi si ripropone l’inusuale tripartizione della parete in zoccolo, zona mediana e zona superiore. Lo zoccolo è suddiviso in riquadri monocromi rossi, mediante pannelli rettangolari giallo ocra, svasati alle due estremità (ad imitare schematicamente basi e capitelli di colonne). Nella zona mediana, nella quale è da riconoscere l’elemento di maggiore interesse decorativo, troviamo una sequenza di padiglioni su fondo bianco, coronati da schematici elementi architettonici, al loro interno sono dei riquadri definiti da fasce rosse che ospitano figure maschili e femminili isolate, rappresentate in vari atteggiamenti, nelle varie tonalità del rosso. Tra esse spicca la bella raffigurazione di un satiro con tirso (parete sud, estremità ovest). La zona superiore è visibile solo in alcuni brani superstiti nella parete sud (tratto ovest), nei quali è possibile riconoscere parti di strutture architettoniche. L’intero porticato (lati sud, ovest e nord) è interessato da questo schema decorativo, ad eccezione del tratto ovest della parete sud. Qui lo zoccolo, a fondo bianco, è decorato da tre riquadri definiti da fasce rosse ed al cui interno sono raffigurati dei dragoni. Nella zona superiore, inoltre, sono rappresentati due tritoni (in verde) nell’atto di suonare una tromba. Si può inoltre citare la decorazione della nicchia che si apre all’estremità sud della parete ovest. Nella zona mediana il riquadro centrale presenta una figura maschile in corsa. Istituendo tra questi affreschi e le pitture “egittizzanti” sopra descritte un confronto seppur superficiale emerge il carattere grossolano e, in generale, tecnicamente e stilisticamente inferiore dei dipinti più tardi. Essi furono realizzati in un’epoca non esattamente precisabile del II sec. d.C., sebbene ancorati a certi schemi decorativi tradizionali (in particolare, la tripartizione della parete), questi dipinti esorbitano senz’altro dalla sfera degli stili pompeiani, per trovare, invece, più pertinenti punti di contatto con le pitture di Ostia.

The pictorial decoration in the portico of the "Piscina" (N.1)

The frescos in the peristyle of the lower level show an important example of an overlap of pictorial decorations belonging to two different chronological and stylistic phases. The most ancient phase (from the middle of the 1st century A.D.) is represented by the painting remains visible in the south west corner of the portico both on the south façade and on the west one. Today only the upper part of the paintings is visible because the other façades are all covered with frescos dating from a later period. Moreover many staking out holes, made before the fixing of the new coating, to better its adhesion, are visible on all the surviving façade. These paintings can be dated back to the 3rd Pompeian style (middle of the 1st century A.D.) and particularly to the "Egyptian" style, which spread after the circulation of the Egyptian cult in Campania. Architectonic structures on a white priming are represented on both south and west façades, and their columns build sections of various dimension. Inside there are figures with zoomorphic features (dogs or hawk's head), an ibis, an Api ox and some other emblems typical of the religious Egyptian tradition. This portico had in a later period (2nd century A.D.) a second pictorial decoration, and this is visible today over the south and east facade (south tract). We can see the unusual tripartition of the wall into socle, middle and upper zone. The socle is divided into red monochromic panels, with yellow ochre boards, which are flared al both ends (to schematically imitate column bases and capitals). In the middle zone, where the most important decorative element is, we can find a succession of pavilions on a white priming, crowned with schematic architectonic elements. Inside there are some panels defined with red strips which contain isolated male and female figures, represented in various positions, coloured with different shades of red. The beautiful representation of a Satyr with thyrsus stands out among them (on the south façade, west extremity). The upper zone is visible only in some areas on the south façade (west tract) where some parts of architectonic structures are recognizable. The all portico (south, west and north sides) is characterized by this decorative schema, except the west tract of the south façade. In this case the socle, on a white priming, is decorated with three panels defined by red strips, with inside the representation of some dragons. In the upper area two green tritons are represented while playing trumpet. It’s important to note also the decoration in the niche which opens at the south extremity of the west wall. In the middle area the central panel shows a running male figure. Comparing these frescos with the "Egyptian" paintings, formerly described, the vulgar trait is evident and generally the technique and style of the successive paintings are inferior. They were created in an undefined period of the 2nd century A.D. Even if they have some peculiarities typical of traditional decorative schemas such as the tripartition of the wall, these paintings certainly go beyond the sphere of Pompeian styles; they probably have more similarities with Ostia’s paintings.