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Museo di Taranto

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Museo di Taranto

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Foto di Giorgio Manusakis.

L'Ipogeo delle Cariatidi di Vaste
Collegabile ad un ricco gruppo familiare della comunità di Basta, abitato messapico e poi romano corrispondente al centro moderno di Vaste, presso Poggiardo, la tomba monumentale, accessibile da una scalinata, era costituita da tre ambienti: un vestibolo a ciclo aperto e due camere funerarie accostate. La fronte dell'ipogeo era decorata da quattro cariatidi poste contro gli stipiti delle due porte e da un fregio di coronamento, su cui a bassorilievo è raffigurata una corsa di trighe guidate da Eroti e trainate da leoni.
La tomba delle Cariatidi è un monumento unico e di eccezionale importanza, di difficile inquadramento culturale: pur adottando modelli della scultura funeraria tarantina, gli elementi decorativi risentono di soluzioni iconografiche di altre scuole artistiche di età ellenistica, sia nella scelta dei soggetti che nella resa. L'ipogeo documenta le notevoli possibilità economiche delle classi sociali abbienti della Messapia, che nell'esibizione del lusso sembrano volersi confrontare con le altre famiglie anstocratiche della regione apula ed in particolare della Daunia. In esposizione sono presenti, in copia, anche la cariatide e il frammento di fregio confluiti nelle collezioni del Museo Provinciale "S. Castromediano" di Lecce.

Monumento Funerario da Ugento (Lecce) III sec. a.C.
La base in pietra con decorazione a rilievo, relativa ad un segnacolo funerario, fu rinvenuta nel XIX secolo ad Ugento, uno dei più rilevanti centri di cultura messapica del basso Salento. I dati sono riportati nel manoscritto "Memorie dell'Antica Ugento 1857" di Cantore Giuseppe Colosso, che ricorda il rinvenimento avvenuto, insieme con altri elementi architettonici, nel "picciol fondo di una Prebenda Canonicale dietro il giardino delle Benedettine nella strada Monterotto". Un articolato carteggio fra Renato Bartoccini e le autorità locali evidenzia la volontà di recuperare alla fruizione pubblica il reperto, in evidente stato di abbandono e degrado, attraverso l'autorizzazione del 1936 ad acquistarlo per il Museo Provinciale di Lecce, su richiesta di Mario Bernardini. Nel 1938 Ciro Drago, constatando che l'acquisto da parte del Museo di Lecce non era stato perfezionato e che il monumento funerario era ancora abbandonato alle intemperie, mobilitò le locali forze di polizia per acquisire alle collezioni del Museo di Taranto l'importante base scolpita. La consegna fu effettuata il 31 maggio del 1940, con trasporto su carro che costò duecentoventi lire, come si evince dalla documentazione d'archivio.
Appaiono evidenti nella base di Ugento, che doveva sorreggere una colonna o una stele, i richiami e la dipendenza dall'artigianato della lavorazione della pietra, che tra la fine del IV e per tutto il III secolo a.C. trova in Taranto il centro propulsore le raffigurazioni di opliti e di cavalieri in armi che decorano il reperto rispondono alle modalità espressive delle scene di combattimento tipico del repertorio iconografico tarantino del periodo.

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