Testo

Ebraismo

a cura della dott.sa Francesca Merlo

1. Religione o popolo? Dottrina o esperienza storica esemplare?

A differenza delle altre religioni, l’ebraismo non consiste in una dottrina ma è legato alla storia di un popolo. Nasce da un’esperienza di liberazione dalla schiavitù: l’esodo dall’Egitto, fatto da clan e famiglie patriarcali di stirpe semita sotto la guida di Mosè, intorno alla metà del XIII secolo a.C.

In Egitto si erano stanziati dei gruppi di ebrei, che ad un certo punto furono perseguitati: lavori duri e coatti, uccisione dei nati maschi in modo che la stirpe non continuasse. Gli oppressi invocarono Dio e lui inviò Mosè, un ebreo che era stato salvato di nascosto ed allevato alla corte del faraone. Gli ebrei erano militarmente nulli e disorganizzati di fronte al potentissimo stato egiziano; ma con l’aiuto di Dio, sotto il comando di Mosè, dopo alterne vicende riuscirono a fuggire. Carovane di intere famiglie s’incamminarono verso il mar Rosso per attraversarlo; stavano per essere raggiunti dall’esercito del faraone, quando Mosè per ordine di Dio sollevò il suo bastone e un vento impetuosissimo aprì le acque, le divise in due parti, così gli ebrei passarono; al passaggio degli inseguitori invece le acque si richiusero, sterminandoli.

Gli avvenimenti si possono collocare intorno al 1250 a.C.

I salvati camminarono attraverso luoghi deserti e inospitali per quarant’anni (cifra simbolica: quanto basta per imparare) e in quel cammino trovarono compattezza, diventando un popolo. Lungo il cammino della liberazione, verso una terra promessa ma non subito rivelata, spesso furono vicini a soccombere, per la fame e la sete. Dio li salvò ancora, facendo sgorgare l’acqua dalla roccia, mandando la manna e stormi di quaglie. Il racconto si trova nella Bibbia, nella prima parte del libro dell’Esodo.

A questo primo gruppo si aggiunsero altre tribù dello stesso ceppo etnico, che erano sempre rimaste in quella terra che sarà poi chiamata Palestina o terra dei Filistei. Misero in comune gli eponimi, la storia, le credenze. Le tribù si legarono attraverso la berìt o patto di alleanza, che veniva rinnovato annualmente. Fu proprio per stipulare trattati di alleanza che risalirono alla loro storia precedente e richiamarono alla memoria i patriarchi: Abramo, Isacco, Giacobbe o Israele (quest’ultimo successivamente estenderà il suo nome all’intero popolo ebraico).

Questo è un popolo che sa ascoltare gli avvenimenti: comprende che essi, se guardati con attenzione, parlano . L’ascolto per l’ebreo si fa con le orecchie ma anche con gli occhi, col cuore e con la mente, con tutta la persona; è un prestare attenzione, fermarsi, riflettere per comprendere che cosa quel fatto o quel gesto possono rivelare: un gesto parla di colui che lo ha fatto. In questo modo l’ebreo comprende che una parola prodigiosa come quella dell’esodo, fatta di una lunga serie di eventi eccezionali costantemente a favore dei più deboli, non può venire che da Dio.
L’ebraismo si qualifica dunque, innanzitutto, come una religione dell’ascolto: c’è un popolo che ascolta ciò che gli succede.

A questo popolo che sa ascoltare, Dio offre di entrare in una relazione stabile. Questa relazione dovrà diventare un paradigma, un modello di ciò che viene offerto a tutti: osservando la storia di Israele, anche gli altri popoli devono poter comprendere qualcosa di Dio ed avere la possibilità di mettersi in relazione con Lui, ognuno rispondendo alla propria storia.
Questa relazione “esemplare” a cui Dio chiama Israele viene riconosciuta e interpretata entro la cultura del tempo e cioè nei termini della berit: il popolo ebraico entra in alleanza con Dio e il segno di appartenenza sarà la circoncisione dei maschi.
Questa elezione di Israele a partner diviene dunque la sua missione perenne, il motivo del suo stesso esistere come popolo (anche se, nella realtà dei fatti, ha spesso la tentazione della chiusura).
Israele è dunque un popolo sacerdotale, in cui l’appartenenza etnica sorregge quella religiosa e la religione dà il motivo d’esistere e di continuare ad essere popolo.

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