Testo


miti3000 è lieta di pubblicare in versione html, nella traduzione di Valerio Furneri questo prezioso ed inedito contributo sul filellenismo tedesco.

Ringrazia pertanto l'autrice Regine Quack Manoussakis e l'editore Förderkreis des Otto-König-von-Griechenland-Museum della comunità Ottobrunn per la gentile autorizzazione alla pubblicazione su internet.

Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare il libro della stessa autrice:
Der Deutsche Philellenismus während des griechischen Freiheitskampfes 1821-27",
pubblicato da: R. Oldenbourg Verlag München 1984 (285 S., ISBN 3-486-52031-8).


Regine Quack-Manoussakis


I volontari tedeschi nella guerra di liberazione greca del 1821

L'Esodo degli assediati di Mesolongi", dipinto di Theodoros Bryzakis, 1853 L'Esodo degli assediati di Mesolongi", dipinto di Theodoros Bryzakis, 1853 (169:127 cm, Galleria Nazionale Atene)


Edizione a cura del Circolo Sostenitori del Museo Otto-König-von-Griechenland della
Cittadina di Ottobrunn.

Una  Litografia di questo dipinto (72:50 cm) si trova nel Otto-König-von Griechenland-Museum di Ottobrunn, reca la seguente dedica in lingua francese e greca: Dedicato a sua Maestà il re di Grecia Otto I. da Th.P.Bryzakis 1856, stampato da Lemercier, Parigi.



Strenna 2003

Quaderni del Museo Otto-König-von-Griechenland della Cittadina di Ottobrunn.

Nr. 5

Edizione del Circolo Sostenitori del Museo Otto König von Griechenland di Ottobrunn.

Tutti i diritti sono riservati

Progettazione e Produzione:
Jan Murken, Ottobrunn
Christine Scholz, München

Stampa:
Tipografia Adolf  Wax GmbH München

 

stampato in Germania 2003
http://www.miti3000.it  25/05/03
http://www.miti3000.eu 25/05/03
Traduzione Italiana:
Valerio Furneri


Hellas incatenata dai turchi Hellas schiavizzata dai turchi
Tratto da: La fanfara di guerra di [A. Korais], 1. Ed. Alexandria 1801, 2°. Ausg. Peloponnes 1821 Tratto da: La fanfara di guerra di [A. Korais], 1. Ed. Alexandria 1801, 2°. ediz. Peloponneso 1821.
Hellas si libera dalle catene della mezzaluna Hellas si libera dalle catene della mezzaluna. Rilievo di fondo del monumento di Wilhem Müller a Dessau.

 

Regine Quack-Manoussakis

 

I volontari tedeschi nella guerra di liberazione greca

 

Con un appendice di poesie, tavole e testi dei volontari

Dedico questo opuscolo alla memoria di mio fratello Joachim e dell'amico e conoscitore della grecità Klaus-Peter Schulz, i quali
sono prematuramente scomparsi a breve distanza l'uno dall'altro. Il primo era una persona veramente buona, l'altro un grande spirito.

Tomba di Filellenici caduti nella battaglia di Peta il 4. luglio 1822. foto Pavlos Manoussakis Tomba di Filellenici caduti nella
battaglia di Peta il 04 luglio 1822.
foto Pavlos Manoussakis

Sulla partecipazione dei volontari tedeschi alla guerra di liberazione della Grecia abbiamo informazioni inedite attraverso le loro stesse testimonianze costituite da memorie, diari, resoconti di viaggio e semplici lettere. La principale corrente dei volontari che da diversi paesi europei andarono in Grecia si limitò essenzialmente ai primi due anni di guerra e cioè dal 1821 fino alla fine del 1822. Tra questi i tedeschi costituirono il più forte gruppo  nazionale con all'incirca 250 partecipanti. Quasi la metà di questi uomini morì in Grecia, la maggior parte per malattia ed una minoranza sul campo di battaglia come accadde soprattutto a Peta. Poco più di 100 volontari fecero ritorno in Germania dopo un periodo di pochi mesi o tutt'al più di un anno.


Epigrafe ai Filellenici caduti nella battaglia di Peta il 4. luglio 1822. (foto Pavlos     Manoussakis) Epigrafe ai Filellenici caduti nella
battaglia di Peta il 4. luglio 1822.

Venti tra questi tedeschi tornati in patria scrissero le loro memorie; alcune furono pubblicate dalla stampa di allora mentre molte altre rimasero inedite. Complessivamente possiamo dire che un quinto dei volontari rientrati in Germania ha reso noto per iscritto le proprie esperienze in Grecia. Il tono che conia tutte queste memorie è quello di una profonda delusione e noi ci dobbiamo chiedere da dove nasca questa delusione. Dobbiamo domandarci concretamente con quali  idee ed aspettative i volontari partirono, come hanno vissuto l'impatto con la realtà greca e come hanno elaborato ed infine giudicato le loro esperienze.




Copertine di diari Copertine di diari

Prima del 1821 la nuova Grecia rimaneva per una larga parte di pubblico pressoché sconosciuta in Germania. Di contro l'ammirazione per la Grecia dell'antichità del tempo del Classicismo era sconfinata presso le cerchie colte. Quando poi all'inizio del 1821 giunsero nei principati danubiani i primi annunci di una sollevazione sotto Alexandros Ypsilantis, si accese in Germania un interesse oltremodo vivo. Poco dopo, il 25 marzo (6 aprile secondo il calendario occidentale) del 1821 la bandiera della rivoluzione venne issata anche a Morea ed ancor prima che questa fosse conosciuta in Germania, apparve il famoso programma per l'insurrezione "Rinascita della Grecia" del lipsiano prof Wilhelm Traugott Krug.



Friedrich Thiersch Medaglia di bronzo 1860 museo Ottobrunn Friedrich Thiersch Medaglia
di bronzo 1860
museo Ottobrunn




Seguirono nelle settimane e nei mesi successivi innumerevoli scritti singoli, trattati sui giornali ed intere serie di articoli come quelli seguiti con molto interesse apparsi anonimi nella Augsburger Allgemeine Zeitung scritti dal  Professor Friedrich Thiersch di Monaco. Tutti questi scritti avevano come obiettivo di illuminare il pubblico tedesco sui nuovi greci e di giustificare la loro rivolta. L'idea di base era che la Grecia non fosse un qualunque paese dove era





Wilhelm Müller

scoppiata una rivolta, bensì il luogo di nascita della formazione, delle belle arti e delle scienze, il paese che era diventato preziosa proprietà dell'intera umanità. In generale si aveva la sensazione di essere in debito con gli antichi greci, e con gioia adesso si raccoglieva la vantaggiosa occasione di poter ripagare con i nuovi greci i vecchi debiti.


Allo stesso modo numerosi poeti ed in particolare anche poetesse posero la loro Musa al servizio dei greci. Tra questi la personalità più emergente fu quella di Wilhelm Müller, il quale coi suoi oltre 50 "Canti dei Greci" accompagnò questo popolo durante la sua intera battaglia di liberazione e come "Cantore della libertà greca" è eternato da un monumento nella sua città d'origine Dessau.

Fin dall'inizio ci fu concordanza in Germania sul fatto che i greci dovessero essere sostenuti nella loro lotta contro i turchi. In diverse città furono fondate associazioni di sostegno ai greci. Tra queste l'associazione di Stoccarda, con componenti come Ludwig Uhland e Gustav Schwab, ed il beneplacito del governo nello stato sudoccidentale un pò più liberale, acquisì presto un ruolo centrale, dal settembre del 1821 cominciarono a raccogliersi i volontari a Stoccarda e la società si occupava del loro equipaggiamento, vettovagliamento e trasporto in Grecia. Nove spedizioni navali organizzate da associazioni tedesche in collaborazione con associazioni di aiuto svizzere partirono fino alla fine del 1822  da Marsiglia verso diversi porti del Peloponneso. Tra i maggiori partecipanti oltre a Francesi, Italiani e Polacchi vi erano, come già menzionato, circa 250 tedeschi.

Una raccolta di ufficiali europei che si affrettavano ad aiutare la Grecia nell'anno 1822, litografia di A. Cheyere Una raccolta di ufficiali
europei che si affrettavano
ad aiutare la Grecia nell'anno
1822, litografia di A. Cheyere
Museo Storico Nazionale, Atene

Alla nostra domanda iniziale, con quali motivazioni i volontari tedeschi intrapresero il loro viaggio in Grecia, non sarà data una risposta monocausale. Si deve ritenere che la decisione di prendere parte alla campagna di Grecia non sia stata presa collettivamente ma che in ciascun singolo abbia operato una serie di cause. A riguardo essi stessi si esternarono successivamente nelle loro memorie: oltre coloro i quali erano veramente entusiasti ci sarebbero stati anche molti ufficiali la cui carriera in patria era stroncata. Altri ancora sarebbero stati talmente infelici o delusi da volere o dovere abbandonare le loro famiglie e la patria. Altri infine sarebbero stati semplici cavalieri di fortuna o buoni a nulla.



Tempio di Zeus a Nemea -- La Porta dei Leoni di Micene sopra; Tempio di Zeus a Nemea
sotto;La Porta dei Leoni di Micene
Particolare dall'omonimo quadro
dipinto a Roma nel 1830.
(Museo Ottobrunn)

Nei fatti è difficile valutare quali motivi nel gruppo dei volontari abbiano prevalso, se quelli degli altruisti, partiti solo per amore verso la Grecia, o quelli di coloro che avevano interessi personali. A mio parere è però sbagliato, giudicando l'insuccesso finale delle spedizioni, prescindere da una motivazione idealistica dei volontari. Perché allora proprio quegli uomini che si erano decisi a servire la Grecia, non solo con la penna ma anche con la spada, non sarebbero rimasti toccati da tutti i contenuti idealistici ai quali fu legata la questione greca? perché proprio loro sarebbero dovuti rimanere freddi, mentre ampie cerchie dell'opinione pubblica tedesca ardevano formalmente d'amore per i greci? Un caloroso entusiasmo venne già constatato a Marsiglia tra i volontari tedeschi. Perciò li si chiamò scherzosamente "Salvatori della Grecia"  (appendice 1). Ma alle autorità francesi alle quali i volontari stranieri avevano portato turbamento in città, e che pertanto cercavano di impedirne il flusso permanente, era chiaro che un tale entusiasmo per i greci poteva essere soltanto il prodotto di una veemente propaganda filellenica in Germania.






Cosa si aspettavano dunque questi uomini quando giunsero alla meta del loro viaggio? Si erano immaginati la Grecia come una sorta di Paradiso, ed in effetti l'attrazione del paese del sud fu come un incantesimo. Così costoro nelle loro memorie riportarono con entusiasmo di fiori rigogliosi ed alberi carichi di frutti in pieno inverno e lo sguardo del paesaggio greco ispirò perfino alcuni ad effusioni poetiche. Anche i resti toccanti "dei tempi antichi" suscitavano stupore e ammirazione (vedi appendice 2).
  
L'incontro con la gente fu essenzialmente più problematico. Ci si era immaginati i greci come gli eroi delle guerre persiane. Al posto dei quali sugli stranieri essi fecero un effetto flemmatico "secondo il modello orientale" e ai quali mancavano le permanenti manifestazioni di un acceso patriottismo. Inoltre i volontari avevano contato sull'entusiasmo e la gratitudine dei greci e li spiazzava il fatto che ad esempio veniva richiesto loro del denaro per il trasporto dalla nave a terra dei bagagli.

Carl Friedr Leberecht Conte di Normann-Ehrenfels Carl Friedr Leberecht
Conte di Normann-Ehrenfels

Durante la peregrinazione dei volontari attraverso il Peloponneso e la Terraferma Greca ci furono molti conflitti tra questi e gli indigeni. Tali sgradevoli esperienze sono raccontate in modo estremamente dettagliato e spesso con esagerazione e molta amarezza nelle memorie. Tuttavia io non credo che il vero motivo della loro profonda delusione sia da vedere in ciò. Dobbiamo cercare altrove.

Per quanto molteplici o egoistiche possano anche essere state le motivazioni personali per le quali i volontari partirono, così senza dubbio la loro principale comune richiesta fu quella di combattere al fianco dei greci contro il nemico turco. A molti però non si offrì mai una volta durante il loro intero soggiorno, di prendere parte ad uno scontro regolare. Ma spesso i volontari dimostrarono tutta la loro buona volontà. Così ad esempio essi si diressero nella fortezza di Navarino, che era già stata conquistata dai greci, ricostruirono la distrutta cinta muraria, misero a posto i ritrovati pezzi d'artiglieria. Essi organizzarono un regolare servizio di guardia ed effettuarono ricognizioni nei dintorni e fino alle fortezze marittime di Modon e Coron; e, ancora, quando all'inizio del 1822 il conte Normann giunse lì con una piccola truppa di filelleni e dovette subito fermare l'aggressione di una piccola flotta turca, per ringraziamento fu nominato dai greci comandante della fortezza di Navarino.





"Battaglia e primo assedio di Atene, Idea di I. Makrygiannis, dipinto nel 1836 da P. Zografos. (National Historisches Museum, Atene)", Idea di I. Makrygiannis, dipinto nel 1836 da P. Zografos. Battaglia e primo assedio di Atene

Anche ad Atene dove l'Acropoli era ancora in mano ai turchi i soccorritori stranieri avevano reso testimone l'intera città su come, in mancanza di tutti i mezzi, costruissero scale d'assalto e producessero altri strumenti d'assedio. E nelle vicinanze di Patrasso, durante la campagna d'Epiro, racconta il medico di reggimento Elster, la gioia presso gli stranieri sarebbe stata così grande alla sola notizia del presunto avvistamento di un corpo di cavalleria turco, e questi avrebbero subito richiesto nell'atteso combattimento  di formare la prima linea (vedi appendice 3). Anche nei diversi attacchi, come quello alla fortezza del Palamidi a Nauplia nel dicembre 1821, conclusosi con un insuccesso (la fortezza fu poi conquistata nel novembre del 1822) o come quello sferrato all'Acropoli di Atene nel maggio 1822, i volontari combatterono sempre nelle prime file.

Tempio di Teseo, Acquarello di C.W. v. Heideck (Museum Ottobrunn). Qui fu sepolto il volontario     tedesco Wilhelm Ulrich Christian von Stralendorff. Egli cadde nel maggio 1822 nello sfortunato tentativo d'assedio     dell'Acropoli di Atene. Tempio di Teseo

Aggiungasi a ciò che molti ufficiali tedeschi si erano aspettati non di servire come soldati semplici, bensì di comandare un corpo di soldati greci per insegnar loro successivamente l'arte della guerra europea. Nella convinzione che essi avrebbero avuto questo ruolo in Grecia, i filelleni in Germania rafforzarono il loro sostegno ai volontari, come fece, ad esempio, Friedrich Thiersch. Ma per l'intera durata della guerra d'indipendenza non ci fu in Grecia un esercito regolare. I greci conducevano una sorta di guerriglia contro un nemico numericamente di gran lunga superiore. In questa guerra era perciò prioritario ridurre al minimo le perdite umane. Le imboscate erano preferite rispetto all'attacco aperto e le fortezze venivano espugnate con l'assedio e la fame piuttosto che con l'assalto.
Per i volontari, molti dei quali avevano preso parte alle campagne contro Napoleone ed erano abituati ad un regolare ordine di battaglia, questa guerra era totalmente incomprensibile. Essi, che spinti dal valore andavano apertamente incontro al fuoco nemico, interpretavano come vigliaccheria il comportamento dei greci che ai primi colpi sparati dai nemici si nascondevano dietro le rocce.

"Battaglia e primo assedio di Atene", Idea di I. Makrygiannis, dipinto nel 1836 da P. Zografos. (Museo Storico Nazionale, Atene)

Tempio di Teseo,  Acquarello di C.W. v. Heideck  (Museum Ottobrunn). Qui fu sepolto il volontario tedesco Wilhelm Ulrich Christian von Stralendorff. Egli cadde nel maggio 1822 nello sfortunato tentativo d'assedio dell'Acropoli di Atene.




Il titolo "Descrizione di un viaggio entusiasmante" è ironico. Questo libro di F.A. Lessen è     uno tra i più negativi sulla Grecia. L'autore di "Viaggio d'un ufficiale tedesco" è Ferdinand von Kiesewetter descrizione di un viaggio
entusiasmante

E quando vedevano i greci durante l'inverno seduti ai caffè anziché prepararsi alla successiva campagna primaverile li reputavano fannulloni e privi di amor patrio. L'unica cosa che ai volontari fu presto molto chiara era che nelle date circostanze, in cui mancavano il potere di un governo e un'organizzazione militare, essi sarebbero stati condannati all'inattività e che pertanto la loro presenza era inutile.  (vedi appendice 4)

Sta qui a mio avviso il principale motivo della grande delusione dei volontari. Molti giustificavano di fatto la decisione di rientrare in patria con questo argomento e che in questo essi siano almeno in parte sinceri è dimostrato dal seguente fatto: seppur questi uomini hanno velocemente lasciato la Grecia per lo più sono rimasti convinti dell'idea originaria, ossia che la Grecia dovesse essere liberata dai turchi. È significativo che numerosi scrittori di memorie, nonostante tutta l'amarezza e la delusione espresse nelle loro opere, augurino di cuore ai greci la vittoria nella loro battaglia di liberazione. Qualcuno aggiunge anche i propri consigli su come risolvere per il meglio la questione greca. ( vedi appendice 5)



Nella Frankfurter Ober-Postamts-Zeitung del 25. Dic. 1823 vengono recensite le memorie del     volontario  H.J. Kiefer  (vedi appendice Nr.6). Oggetto della critica dei volontari erano principalmente le associazioni a     sostegno dei greci. Il presidente della associazione di Darmstadt  Ernst Emil Hoffmann si oppose ripetutamente nei     giornali come anche nel rapporto dell'associazione "Sguardo della realtà" ad accuse di ogni tipo Frankfurter Ober-Postamts-Zeitung


Le memorie dei volontari rientrati in patria, pubblicate interamente durante gli anni venti del diciannovesimo secolo in diversi luoghi degli stati del Deutscher Bund (la Confederazione Tedesca), avevano come meta primaria di illuminare il pubblico sulle reali condizioni in Grecia. Il messaggio non trascurabile di questi scritti era che con l'invio di piccole truppe di volontari non si sarebbe dato ai greci nessun aiuto effettivo. Alcuni di questi scritti contengono anche un espresso monito a coloro che avevano ancora voglia di combattere, a recarsi in Grecia.


Il titolo "Descrizione di un viaggio entusiasmante" è ironico. Questo libro di F.A. Lessen è uno tra i più negativi sulla Grecia. L'autore di "Viaggio d'un ufficiale tedesco" è Ferdinand von Kiesewetter.

Nella Frankfurter Ober-Postamts-Zeitung del 25. Dic. 1823 vengono recensite le memorie del volontario  H.J. Kiefer  (vedi appendice Nr.6). Oggetto della critica dei volontari erano principalmente le associazioni a sostegno dei greci. Il presidente della associazione di Darmstadt  Ernst Emil Hoffmann si oppose ripetutamente nei giornali come anche nel rapporto dell'associazione "Sguardo della realtà" ad accuse di ogni tipo.



Vogliamo, adesso lanciare uno sguardo a come i filelleni, che in Germania proseguivano con la penna a combattere per i greci, reagirono a questo messaggio: l'accoglienza dei volontari nella loro patria fu pronunciatamente fredda. I primi rapporti di viaggio pubblicati incapparono immediatamente nella più feroce critica sui giornali (e altrove). Ciò significò che a partire dal 1822 iniziò una polemica tra coloro che erano rimasti in patria ed i volontari rientrati, che si protrasse per anni e che non mancò di durezza né da una parte né dall'altra.

Ai volontari venne continuamente rinfacciato che a causa del loro breve soggiorno in Grecia non potevano formulare alcun giudizio sulle reali condizioni del paese, che essi condannavano così duramente i greci solo perché non erano riusciti velocemente a soddisfare tutti i loro egoistici desideri e che si affrettavano a pubblicare i loro foschi resoconti di viaggio per ripagarsi almeno una parte dei costi sostenuti per il viaggio. (Vedi appendice 6

Che i filelleni rimasti in patria non fossero pronti, a causa delle affermazioni dei volontari rientrati, di rivedere o anche solo di modificar la loro preconcetta opinione sui greci risulta tra l'altro abbastanza chiaro in una critica apparsa nel 1828 nei "Brockhausschen Blättern für Literarische Unterhaltung"; dove la colpa per il fallimento delle spedizioni viene interamente addossata ai volontari, che sarebbero stati perlopiù avventurieri con sciocche aspettative, dei grandissimi inesperti totalmente spogli di presupposti morali e materiali. Nessuno però si chiedeva chi avesse fomentato e spedito questi uomini con così tante idee sbagliate. (vedi appendice 7)

Tali giudizi complessivi sui volontari si sono diffusi sino ad oggi presso alcuni ricercatori filellenici. Particolarmente Kyriakos Simopoulos, che con la sua opera in cinque tomi intraprende un meritevole tentativo di rendere nota al pubblico greco la vastissima produzione letteraria straniera sulla guerra di liberazione greca, caratterizza la maggioranza dei volontari come avventurieri con mentalità mercenaria e privi di un qualsivoglia sentimento filellenico. Anche agli organizzatori delle spedizioni e  esponenti delle società filelleniche lancia l'accusa di avventurieri e conclude sostenendo che le spedizioni di volontari abbiano danneggiato la Grecia politicamente, economicamente e moralmente e che questi ultimi coi loro negativi resoconti di viaggio abbiano creato una voce nemica dei greci e portato a soccombere l'intero movimento filellenico in Europa Centrale.



Thiersch aveva elaborato il suo "Vorschlag" già nell'agosto 1821. Ma venne ostacolato dal     governo Bavarese su pressione di quello austriaco, alla diffusione dello stesso. Thiersch aveva elaborato il...

Le mie conclusioni dopo lo studio delle relative fonti sono opposte. Secondo me l'invio di volontari in Grecia nei primi due anni di guerra fu un errore di programmazione. L'impresa scaturì dalla buona volontà di molti uomini valorosi, ma comportò anche alcuni fraintendimenti. Uno dei quali consisteva nel riversare nella realtà della Grecia moderna, immutato, l'ideale classico, ed un altro fu che i filelleni in Germania nei primissimi mesi di guerra intesero ripagare al meglio con aiuti militari il debito di riconoscenza nei confronti dei greci antichi, per i quali avrebbero incassato i loro successori, ossia i greci moderni. Perciò l'insuccesso fu legato fin dal principio all'intera impresa. I soccorritori stranieri non poterono adeguarsi alla difficile situazione in Grecia, alla quale non erano affatto abituati, e pertanto tornarono in patria senza aver reso ai greci nessun effettivo servizio.

Thiersch aveva elaborato il suo "Vorschlag" già nell'agosto 1821. Ma venne ostacolato dal governo Bavarese su pressione di quello austriaco, alla diffusione dello stesso.




"La caduta di Mesolongi" dipinto di Emile de Lansac (Pinacoteca di Mesolongi). La caduta di Mesolongi

Le spedizioni di volontari vennero sospese alla fine del 1822 e ciò accadde essenzialmente per due motivi: in primo luogo gli esponenti delle "associazioni greche" dovettero infine riconoscere l'inutilità della loro impresa, come fu infatti dimostrato dal fatto che la truppa fino allora più grande e meglio equipaggiata, la cosiddetta "Deutsche Legion" (Legione tedesca) non poté essere d'aiuto al governo greco, anzi in breve tempo si dissolse. In secondo luogo la condanna ufficiale della rivoluzione greca da parte delle grandi potenze, al congresso di Verona nel dicembre del 1822, costituì per anni uno sbarramento all'intero movimento filellenico. Questo si manifestò non soltanto nella cessazione degli aiuti militari, ma anche in una chiara privazione del conforto morale nella forma degli scritti filellenici.


Carl Wilhelm Barone von Heideck, litografia di Hanfstaengl, 1833 (Museum Ottobrunn) Carl Wilhelm Barone von Heideck

Il sentimento di compartecipazione al destino del popolo greco non fu mai del tutto sopito e nel 1826 quando tutta l'Europa seguì l'eroica difesa da parte dei greci della città di Mesolongi circondata dai turchi, nacque in Germania un nuovo dinamico entusiasmo del filellenismo al quale parteciparono non solo il popolo ma anche le più alte cariche governative. Primo fra questi il Re Ludwig di Baviera che fin da principio intraprese il rinnovato tentativo di aiutare militarmente i greci. Nel 1826 egli inviò un gruppo di 15 ufficiali e sottufficiali al soldo delle casse statali bavaresi. La loro guida, il tenente colonnello Von Heideck (il quale oltre alla professione militare si dedicò con Grande successo anche alla pittura) grazie al suo operato in Grecia si acquistò la fiducia del presidente Kapodistrias e la stima del popolo greco.

"La caduta di Mesolongi" dipinto di Emile de Lansac (Pinacoteca di Mesolongi).

Carl Wilhelm Barone von Heideck, litografia di Hanfstaengl, 1833 (Museum Ottobrunn)



Ma anche ai volontari tedeschi dei primi anni, dei quali principalmente ci siamo occupati, alla fine non è stata negata ogni riconoscenza. Anche se essi non poterono contribuire immediatamente alla riuscita della guerra di liberazione greca, ed anche se il loro più rinomato esponente, il conte Von Normann-Ehrenfels quanto a celebrità non poteva certo misurarsi con lord Byron, genio poetico idolatrato in tutta Europa, non di meno essi offrirono alla Grecia un grosso sacrificio, già solo per il fatto che il prezzo di sangue che pagarono fu mostruosamente alto. E che questo sacrificio venne apprezzato nel dovuto modo lo testimoniano eloquentemente alcuni testi e tavole stampati in appendice (vedi 8). 

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Carl Wilh. von Heideck: Accampamento di filellenici nella guerra di liberazione, 1835     (legno 65: 94 cm. Staatliche Kunsthalle Karlsruhe, 1853 acquisito con la collezione privata del gran duca Leopoldo von     Baden). Con la gentile autorizzazione della Staatliche Kunsthalle Karlsruhe. Carl Wilh. von Heideck: Accampamento di filelleni nella guerra di liberazione, 1835 (legno 65: 94 cm. Staatliche Kunsthalle Karlsruhe, 1853 acquisito con la collezione privata del gran duca Leopoldo von Baden). Con la gentile autorizzazione della Staatliche Kunsthalle Karlsruhe.




Tenente Colonnello Heideck guarda dal Porto del Pireo attraverso il telescopio l'Acropoli     di Atene in lontananza. Dipinto di Theodoros Bryzakis, "L'accampamento del Karaiskakis",  1855  (145:178     cm, Galleria nazionale Atene). Brizakis lo dipinse non in Grecia, ma a Monaco, dove dal 1836 viveva e dove tra l'altro fu     allievo di Peter von Hess. Per il suo dipinto egli si ispirò al "Philhellenenlager" di Heideck, che conosceva     personalmente. Tenente Colonnello Heideck guarda dal Porto del Pireo attraverso il telescopio l'Acropoli di Atene in lontananza. Dipinto di Theodoros Bryzakis, "L'accampamento del Karaiskakis",  1855  (145:178 cm,  Galleria nazionale Atene ). Brizakis lo dipinse non in Grecia, ma a Monaco, dove dal 1836 viveva e dove tra l'altro fu allievo di Peter von Hess. Per il suo dipinto egli si ispirò al "Philhellenenlager" di Heideck, che conosceva personalmente. (vedi immagine precedente) 


Lottatori greci per la libertà innalzano di nuovo Hellas inginocchiata medaglia di bronzo di Konrad     Lange. 1836 (Museum Ottobrunn) Lottatori greci per la libertà innalzano di nuovo Hellas inginocchiata medaglia di bronzo di Konrad Lange. 1836 (Museum Ottobrunn)
Hellas irrompe libera, anonimo greco (Museo Storico Nazionale Atene) Hellas irrompe libera, anonimo greco (Museo Storico Nazionale Atene)



Appendice


Numero 1:


"La Grecia, un tempo culla delle arti e delle scienze, sotto il dominio dei turchi si era politicamente intorpidita; i nuovi greci si riconoscevano soltanto per il nome. Nel 1821 inaspettatamente i greci impugnarono le armi per riconquistare la loro perduta indipendenza. Nessun miracolo se al sorgere di questa rivolta l'Europa colta si pronunciò chiaramente a favore dei greci con la più profonda partecipazione; nessun miracolo se adulti, ragazzi, militari e civili si sentirono indotti a dare il proprio  forte e personale soccorso ad una nazione decaduta nella più profonda schiavitù. Incantevole fu il pensiero di lottare sulle tombe di un Leonida di un Temistocle di un Epaminonda di lottare per la civilizzazione e l'indipendenza di una nazione nella quale ogni germoglio di illuminismo spirituale fu stroncato da leggi barbariche".

Da il soggiorno di Schrebian a Morea (1825), pag 64.

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Fratelli siamo noi, Fratelli tutti!
Giubilo fino al cielo echeggi!
Popoli unisce l'audace aspirazione
Solo la libertà è vita.
Non Germani non Elleni
Un popolo sia esso di Tedeschelleni!
Cancellata con buona spada
Sia la schiavitù dalla terra!
Si, noi allontaniamo le catene del tiranno
Dall'unica patria.

Parole di Korais nel saluto di Alexander Ypsilantis, pubblicato in Elster, "il battaglione dei filelleni" (1828) pag. 16.





Numero 2:

Saluti o cespugli di Arcadia!
Terra amata dagli Dei! Montagne, soggiorno delle Oreadi! Valli affascinanti dei pastori! Pascoli odorosi sui quali Pan, le Driadi e le Ninfe amoreggianti giocavano, senza colpa tra canti bucolici! Ed i loro scuri boschetti che con un velo pieno di segreto avvolgevano Artemide e la sua candida scorta! Saluti a voi! E :"anch'io ho vissuto in Arcadia!"

Da L[übtow] la battaglia di liberazione degli elleni (1823) pag. 13.

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" … noi scendevamo fino ad un fiume che si gettava velocemente in una stretta e folta valle. Questo ci ristorò con la sua acqua chiara e pura. Era l'Eurotas.
Nessuno può dire di me che io sia un tenero sensibile che, come molti scrittori di viaggio,  in tutti i luoghi sentimentalizza sulla parola "suolo classico"; ma in un tale posto non si può restare indifferenti: è come se si venisse a sapere in un giorno lavorativo la notizia di una bella festa dimenticata da molto tempo".
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Da F. Lieber, diario del mio soggiorno 1823, pag 55.

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"25 settembre 1822: bagno rinfrescante al mare. Convento romantico di Dafne, a due ore e mezzo da Atene. Infine Atene sta davanti a noi con le sue antichità e la magnifica pianura. Tutte le fatiche e le sofferenze che abbiamo attraversato sono dimenticate in questo sguardo! Meravigliosa la pianura di Atene, una foresta di ulivi!
In ordine di marcia siamo entrati ad Atene".

 Da H Treiber, reminiscenze dalla Grecia 1822-1828 (dal diario scritto a mano edito in greco, Atene 1960) pag. 49.

 

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  I tesori locali dell'architettura classica greca li vedevamo ogni giorno non senza pericolo di vita, poiché i Turchi coi loro eccellenti terrapieni ci salutavano sempre con una pioggia di proiettili ben mirata da una distanza apparentemente incredibile. Peccato che lord Elgin qui abbia fatto a pezzi così tanti monumenti per trasportarli  in Inghilterra. Il tempio di Teseo, altrimenti il più conservato, ha perso quasi del tutto le sue belle decorazioni, una grossa parte dei meravigliosi bassorilievi che lo ornavano. Le 18 colonne ancora esistenti del tempio di Giove Olimpico danno un'idea di come doveva essere questa colossale opera. Il piccolo tempio di Eolo abusato  negli ultimi tempi dai dervisci per le loro estasianti danze, così come la cosiddetta Lanterna di Diogene hanno meravigliosi bassorilievi. Il teatro di Bacco non poteva essere visitato perché troppo vicino all'Acropoli. Eppure il mio giovane ed ardito accompagnatore tentò, e gli riuscì di tornare indietro illeso.

 Da:[Byern] frammenti dal giornale…, in: Preussisches Militair-Wochenblatt n°479, 27 agosto 1825.

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  Il sottotenente von Kotsch ("Viaggio di un ufficiale di artiglieria in Grecia", 1824, pag. 70) si era deciso a fare ritorno a casa dopo molte esperienze spiacevoli; ciò nonostante gli dispiacque "abbandonare questo bel paese con un meraviglioso clima e tutti i resti di una nobile era che toccano il cuore, queste sfarzose antichità che non ci si può mai stancare di vedere".



 



Numero 3:

Johann Daniel Elster, medico in un battaglione di filelleni durante la campagna di Epiro racconta la seguente esperienza dei volontari nelle vicinanze di Patrasso ("Il battaglione dei filelleni" 1828, pag. 27 ss.): una piccola truppa di questi sarebbe stata inviata per accertare se i turchi intraprendessero perlustrazioni dal castello dei piccoli Dardanelli [Rhion]. Gli uomini sarebbero tornati e avrebbero riferito di essersi effettivamente imbattuti in un corpo di cavalleria turca, il quale però si sarebbe immediatamente ritirato nel castello.


"come un fuoco questa notizia si propagò tra i filelleni che riposavano; ci fu un grande trambusto e ci furono grida di gioia per potersi presto misurare col nemico. […] I filelleni chiesero di condurre per primi l'attacco e adesso preparavano la prima linea. […] il cuore ci batteva allo sguardo del castello dal quale dovevano venire fuori i nemici da combattere, e stando in agguato ci portammo sul lato sinistro della montagna per fare spazio al reggimento e formare una linea di battaglia; perché speravamo in un attacco dai lati del castello e dalla cavalleria che si trovava li dentro".

Con grande delusione dei filelleni nel castello rimase tutto tranquillo e non si giunse all'agognato combattimento.

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Numero 4:

Gottfried Müller, un giovane uomo entusiasta giunse in Grecia da Brema assieme all'amico intimo Georg Dunze a metà dell'anno 1822. A Marsiglia prima dell'imbarco sulla nave "St. Jean Baptiste", provenendo palesemente da una famiglia benestante, si fece confezionare sette uniformi nuove di zecca. In Grecia perdette il suo amico a causa di una malattia ed infine poverissimo tornò a casa dopo molte peripezie. Nonostante la sua amara delusione per il soggiorno in Grecia, Müller si impegnò più volte in seguito con la penna per i greci. La seguente poesia si trova alla fine delle sue memorie "Viaggio di un filelleno" seconda edizione 1826, parte II° pag. 164.


Ellade! Ellade! Terra delle belle vestigia,
immagine di quell'ultimo splendore serale,
che pieno di malinconia appare attraverso le nuvole.
Da te accorsi con giovanile anelito,
da  te mi separo con lacrime impotenti,
che il mio occhio spossato  piange per te.

Vergognosamente, vergognosamente dovetti qui rovinare,
il mio motto "vincere o morire"
fu infranto dalla violenza consumante di dispiacere.
Oh mi hai preso a calci,
ciò nonostante voglio pregare ardentemente per te,
forte, così che echeggi all'alto Iddio.

Verdi allori pensavo di cogliere,
nel paese degli allori ornarmi,
con lo splendore di trofei ottomani.
Se la battaglia mi avesse spinto alla morte,
sarei rimasto nella calda battaglia,
la santa corona coprirebbe la mia tomba.

Non dovetti impallidire davanti al nemico,
popolo amico che mi hai disconosciuto, abbandonato
mi spingi insensibilmente nella infermità terribile.
Invece della spada che mi ha dato la Germania
per la vita della Croce e della libertà
prendo con me le mie stampelle.

Tutto mi hai preso o Ellade,
per sfuggire alla tua amara ingratitudine
fuggo mendicante nella spiaggia dei turchi.
I figli della Germania volevano combattere per te,
non vogliono litigare con la tua infelicità,
Oh non disconoscere il paese amico.



Liberazione della Grecia dal giogo turco Liberazione della Grecia dal giogo turco

Numero 5:

Liberazione della Grecia dal giogo turco


Adesso o mai! … giacciono i dadi del destino,
adesso si deve, morire o vincere,
voi, chiama la patria.
Prendete le armi, figli degli elleni!
Una bella vittoria coronerà le vostre gesta,
pegno della fama.

Adesso o mai … spezzate le catene della schiavitù!
Mettetecela tutta per preservarvi la libertà,
il più alto bene della vita.
Le fiamme della vendetta sono divampate in alto,
esse si abbattono sul trono di Maometto,
spegnetele col sangue turco.

Sulle mura di Istanbul germoglia il segno del credo!
La Mezzaluna deve cedere alla Croce,
il barbaro al greco.
E fossero tanti quanti i granelli di sabbia al mare,
a voi rimane la vittoria, Dio è col vostro esercito,
allora siate coraggiosi, valorosa schiera!

Incisione e poesia di questo foglio volante (Germanisches National museum, Norimberga) vengono attribuiti al poeta e pittore Harro Paul Harring, che nel 1822 era in Grecia come volontario. Le sue memorie apparvero nel 1828 con l'anagramma del suo nome Rhongar Jarr con il titolo "Viaggi di un Frisone in Danimarca, Germania, Ungheria, Olanda, Francia, Grecia e Svizzera" e furono pubblicate ancora una volta nel 1923 come "Avventure tragicomiche di un filelleno".

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Numero 6:

testata del giornale Oberpostamts Zeitung testata del giornale Oberpostamts Zeitung/span>

Un'apparizione degna di nota è quella già menzionata "Scritto di un tedesco" (H. J.Kiefer) il quale è scampato  alla triste sorte dell'ultima spedizione di filelleni tedeschi in Grecia. Questo scritto contiene gravi accuse contro coloro i quali avevano nelle proprie mani il destino di questa spedizione e che se lo scritto dice il vero, renderanno conto alla patria tedesca, sull'utilizzo delle somme di denaro consacrate con lodevole entusiasmo ad un nobile scopo, e sul destino di oltre 100 uomini tedeschi che erano stati sacrificati inutilmente. La schiera che doveva diventare un modello per i greci (la cui spedizione fu aspramente criticata dai tedeschi) ricevette allo sbarco vecchi fucili arrugginiti, senza pietre focaie e senza cartucce; priva di validi punti di riferimento fu perciò accolta dai greci con una certa diffidenza che presto si tramutò in derisione. Nel giro di un mese, la schiera, senza aver mai combattuto, si sciolse grazie anche alle scelleratezze dei suoi capi, mentre la merce acquistata e traghettata da Marsiglia a Morea, fu consegnata ai greci da Kefallas, capo della spedizione. Così suonano le accuse dei filelleni ritornati che, per l'importanza della questione non saranno né potranno rimanere senza una risposta. Ci accontentiamo di delineare alcuni schizzi un po' più generali, liberi dall'amaro malumore che troppo visibilmente impera in questo scritto nel più abbagliante contrasto con le memorie di Voutier. Circa il destino della prima legione filellenica l'autore riporta quanto segue:

"Nell'estate del 1822 l'invasione nemica chiamò tutti ai campi di Arta e Peta imbevuti del loro sangue, e al termine della campagna il reggimento Tarella, dopo aver perduto diciotto uomini ed il suo comandante, sotto il comando dell'italiano Gubernati, fece ritorno a Nauplia. Tu ti ricorderai che noi, dopo tutte le informazioni raccolte, trovammo in tutta la Grecia solo nove tedeschi sparpagliati qua e là  e ti faccio qui presente che sei di questi coi quali parlai desideravano ardentemente di fare ritorno a casa, l'intenzione dei restanti tre poté essermi nota, poiché essi dovevano risiedere uno ad Atene, l'altro a Mesolongi e l'ultimo a Candia. Due di loro si trovavano adesso sotto il corpo del signor Gubernati, assieme a dei fuoriusciti francesi, trenta o quaranta militari scacciati dall'Italia ed infine duecento, dico duecento, greci che si erano adattati ad un ordine legale. L'aspetto esteriore di questi duecentocinquanta uomini rende l'idea della povertà del governo che si appropriò delle nostre scarpe militari; costoro, dall'ufficiale al tamburino, al di fuori di fucile e sacche porta-cartucce, non hanno neanche uno straccio di vestito da indossare, e costituiscono la più fedele immagine di sanculottismo e miseria corporale ed a causa di questa loro triste figura vengono derisi dagli altri greci con un soprannome simile al nostro "Cenerentola".

Le memorie del volontario Heinrich Joseph Kiefer di cui si tratta nella recensione del Frankfurter Ober-Postamts-Zeitung apparvero nel 1823 con il titolo "Notizie sulla Grecia ed in particolare sul destino dell'ultima spedizione di filelleni tedeschi"




Numero 7:

"Il risvegliato senso di libertà del popolo greco, ma specialmente l'infelicità di così tanti concristiani, m'indusse ad affrettarmi là dove sventolava la bandiera della Croce. Vedevo andare in Grecia tanti giovani uomini così fermamente convinti come me di trovarvi non soltanto il famoso suolo classico, ma anche i degni successori di quell'antico grande popolo di eroi, le cui gesta nella gioventù ci incantavano. Di come noi tutti fummo certamente ingannati, ciò che segue può darne una piccola prova, purtroppo! Soltanto il suolo della Grecia è lo stesso, l'attuale popolo invece non è analogo al vecchio neppure nel più lontano senso".

Premessa a Nelisteros (anagramma di Rosenstiel), diario di un amico dei greci, 1824.

 

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Oestliche Ansicht von Napoli di Romania (Nauplia) Veduta orientale di Napoli di Romania (Nauplia) Disegnata il quattro luglio 1824 dal volontario sottotenente Alexander Graefner che giunse in Grecia nel dicembre 1822 come membro della "Deutsche Legion". (Museum Ottobrunn)


Numero 8:

Carl Graf von Normann Carl Graf von Normann


Nelle sale consacrate alla fama
orna l'alloro il vostro sonno già;
voi che valorosamente siete caduti in una morte eroica,
voi godete adesso la ricompensa delle vostre gesta.
Liberi spiriti che incedono al cielo,
non tenete in considerazione lo scherno dell'ingratitudine;
i vostri nomi che echeggiano ai posteri,
splendono davanti al trono del grande creatore.
Nobile Norrmann! Che dalle pianure tedesche
Hai condotto questa schiera in una terra insanguinata,
dove tiranni senza timore né paura
già da molto tempo governano il popolo greco,
anche il tuo nome vivrà in eterno
nei cuori che anelano alla libertà.

Poesia di un'amica dei greci pubblicata all'inizio de Das Bataillon der Philhellenen (1828) di J.D.Elster
Entrambi i nomi qui incisi con grosse lettere in legno sono di Lord BYRON (Nr.10) e del Conte NORMANN particolare della colonna del
Monumento ai Filelleni
a Nauplia. Entrambi i nomi qui
incisi con grosse lettere
in legno sono di Lord BYRON (Nr.10)
e  del Conte NORMANN (Nr.18).



Tavola di colonna lignea che dallo spazio interno attornia la porta d'ingresso della chiesa cattolica in Nauplia. Essa registra duecentoottanta nomi di filelleni morti in Grecia sotto la dicitura:
"A LA MÉMOIRE DES PHILHELLÈNES MORTS POUR L'INDÉPENDANCE - LA GRÈCE, LE ROI ET LEURS COMPAGNONS D'ARMES RECONNAISSANTS".
(Alla memoria dei filelleni morti per l'indipendenza - La Grecia, il re e i loro compagni d'armi riconoscenti.)

Il monumento fu commissionato dal colonnello francese Touret e presumibilmente esportato dallo scultore tedesco Christian Siegel creatore del Leone dei bavaresi a Nauplia, ricavato in una parete rocciosa.

"In occasione dell'inaugurazione del monumento ai filelleni dall'8 al 20 maggio 1841, erano presenti re Ottone con la consorte ed il principe Maximilian" (quest'ultima citazione è tratta dagli archivi dell'arcivescovato della comunità cattolica di Atene)

Al centro sopra la porta si trova una tavola con l'iscrizione greca:

"ALLA MEMORIA ETERNA ED ALLA PACE DELL'ANIMA DEL DEFUNTO OTTONE I° RE DI GRECIA, 1867".

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tavola dei nomi di filelleni caduti per la libertà

 
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
  
 
 
 



Questa tavola di nomi di filelleni è il 24° ed ultimo quadro che il pittore Panagiotis Zografos  sotto la direzione del generale Makrygiannis ha dipinto per l'illustrazione delle memorie di quest'ultimo sulla battaglia di liberazione greca tra il 1836 ed il 1839. (Museo storico nazionale Atene) La tavola registra quasi 300 nomi e reca la dicitura:

"La Grecia grata iscrive sulla tavola dell'immortalità i nomi dei FILELLENI che hanno combattuto per la SUA LIBERTÀ"




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memorie di Photakos
memorie di Photakos

"Come detto, morirono molti dei filelleni tedeschi presenti e anche dei nuovi arrivati per un'epidemia [che imperversò dapprima a Tripoli e poi a Nauplia]. Coloro che erano sopravvissuti alla sciagurata battaglia di Peta, rimasero come quadro di regolari e da lì vennero […] e presero anche parte all'assedio di Nauplia. Anche se non erano molti, poiché il numero non superava i 200,  essi intrapresero il servizio di guardia giorno e notte. Stavano in piedi e sono degni di lode per questo servizio che hanno prestato per circa un mese, perché è servito all'assedio e sono stati anche coloro che per primi, davanti agli altri greci, si accalcarono alla fortezza del Palamidi per l'espugnazione. Non mi ricordo dei loro nomi per commemorarli e per intessere una corona al loro valore. Eppure fino alla fine della spartizione del bottino essi sono stati trattati ingiustamente perché gli irregolari hanno preso tutto. […]
[…] La loro guida di nome Norrmann di origine tedesca morto nel 1823 mise grande valore ed incomparabile tenacia proprio come i capitani che si preoccupavano dei propri soldati come una madre si preoccupa dei propri figli. Litigavano giorno per giorno per la mancanza del necessario e quando finalmente trovavano una cosa ecco che subito ne mancava un'altra e per questo ed altri motivi ancora questo corpo di regolari non poté mai prendere piede stabile in Grecia. Tutti questi tedeschi erano però gli amici più sinceri ed altruisti della Grecia ed è per queste loro virtù che nel mio discorso mi sono a lungo soffermato su di loro."

Tratto dalle memorie di Photakos aiutante di campo di Kolokotronis (pag. 430 - 431, traduzione dal greco dell'autrice). 


 

L'autrice, una filellena tedesca in Grecia

 Regine Quack Manoussakis nasce a Berlino. Cresce nella parte occidentale della città divisa durante la guerra fredda. Frequenta il Französisches Gymnasium che nel 1989 ha festeggiato il suo 300° anniversario dalla fondazione voluta dal Principe Elettore in onore della numerosa popolazione di ugonotti. Successivamente studia romanistica e storia alla Libera Università di Berlino. Durante il periodo liceale soggiorna per un anno negli Stati Uniti d'America come studentessa di scambio. Lo studio universitario di Berlino è interrotto da due semestri a Friburgo. Seguono due anni di pratica per l'abilitazione all'insegnamento nei licei, abilitazione acquisita sostenendo l'esame di stato ad Hannover.

 Da più di 30 anni ormai Regine Quack Manoussakis risiede in Grecia. Ad Atene, ma anche nei frequenti soggiorni a Vienna, Berlino, Monaco, Parigi, Ginevra si dedica in special modo alla ricerca sul filellenismo tedesco.

 Nel 1980 alla Libera Università di Berlino sotto il professore dott. Mathias Bernath si laurea in filellenismo con la tesi "Der deutsche Philellenismus während des griechischen Freiheitskampfes, 1821-1827".
 La sua tesi è stata pubblicata dall'editore R.Oldenbourg a Monaco nel 1984 nella collana di lavori dell'Europa sud-orientale n° 79. Ha lavorato per anni alla scuola tedesca di Atene come insegnante di lingua.

 Dal 1975 prende regolarmente parte a congressi locali ed internazionali della società per gli studi Peloponnesici, come ad altri convegni storici. Ha pubblicato numerosi studi singoli soprattutto su riviste scientifiche greche, alcuni anche su riviste tedesche.

 Dal 1984 Regine Quack Manoussakis vive nell'Argolide ad Assini in provincia di Nauplia, città gemellata con Ottobrunn.



Presso il monumento a  Wilhelm Müller, "Cantore della libertà greca", a Dessau nel maggio 2002 Presso il monumento a Wilhelm Müller, "Cantore della libertà greca", a Dessau nel maggio 2002
Col figlio Menandro al monumento PER I TEDESCHI CHE HANNO DATO LA LORO VITA PER     L'EROICA MESOLONGI. (presso il cimitero degli eroi di Mesolongi, Aprile 1998) Col figlio Menandro al monumento PER I TEDESCHI CHE HANNO DATO LA LORO VITA PER L'EROICA MESOLONGI. (presso il cimitero degli eroi di Mesolongi, Aprile 1998)
 
Al convegno sul filellenismo tedesco a Mesolongi nell'Aprile 1989. (sullo sfondo copia del dipinto di     Emile de Lansac) Al convegno sul filellenismo tedesco a Mesolongi nell'Aprile 1989. (sullo sfondo copia del dipinto di Emile de Lansac)

 

 


Illustrazioni

Per la gentile concessione alla pubblicazione delle illustrazioni si ringrazia:

Galleria Nazionale Atene: Titoli, pag.3, pag.15, retro
Museo Nazionale di Storia Atene (sig. Mazarakis): pagg. 7, 9, 10, 16 e 28
Staatliche Kunsthalle Karlsruhe: pag.14
Germanisches Nationalmuseum Nürnberg: pag.22
illustrazione pag.13 da: Kathimerini, 14.4.1992, pag. 7
Le restanti illustrazioni e foto provengono dall'Archivio dell'Autrice, dal Otto-König-von-Griechenland-Museum der Gemeinde Ottobrunn e collezioni private.

Illustrazione sul retro
Theodoros Bryzakis: L'accampamento di Karaiskakis (in fondo)

La Collana
del Otto-König-von-Griechenland-Museum der Gemeinde Ottobrunn
(curata da Jan Murken e Christine Scholz )

Nr.1
Das Theresienmonument in Bad Aibling, 1996
Faksimile der Festschrift von 1835 mit erläuterndem Kommentar von Jan Murken

Nr.2
Burkard von Roda
Aus dem Nachlaß der griechischen Majestäten

Nr.3
Jan Murken
Otto von Wittelbach wird König von Griechenland -
Ein Kartenspiel von 1834 mit 36 Karten, 1998

Nr.4
Rolf-Dieter Keil

Theodoros Bryzakis: L'accampamento di Karaiskakis