Testo

GRECA SAGGEZZA

Misocrane, filosofo tebano, dirimeva le liti sulla via di Micene.

I passanti che addivenivano al crocicchio ove egli sostava lo interpellavano sollecitando il suo presto responso.

A ognuno dei litiganti egli, come un questuante, chiedeva un obolo per i suoi servigi, o un compenso in natura: oli siracusani, vini screziati, bacchici unguenti, porpore cartaginesi, cibi divini e umani.

Addivennero al crocicchio ove egli sostava un lenone e una meretrice, i quali, spinti dalla fama di saggio che egli si era procurata, lo interrogarono su una controversia. Misocrane pretese l'obolo anticipato, ma l'etera non portava denari con sé e soddisfece in natura. Dal suo canto anche il mezzano non possedeva nulla, eccetto l'etera, che per la seconda volta si prestò volentieri all'esborso delle sue grazie.

Finito che ebbero di giacere, la donna espose la questione: "Egli non tiene alcun rispetto nei miei riguardi" disse rivolgendo il dito e le accuse verso il lenone "mi fa giacere con tutti, uomini donne Gnu azzurri e gnu chiazzati"

"Prego?" interruppe Misocrane che delle cose del mondo aveva conoscenza ma 'insipiente è colui che ritiene di non aver più nulla da imparare'.

"Connochaetes taurinus" continuò la donna "Conosciuto anche come gnu chiazzato"; questo ungulato (peso medio di un esemplare adulto 272 kg) vaga per la savana africana in branchi composti da un minimo di 30 fino a 500 esemplari; sono più di un milione ad andare in cerca di foraggio nella sola Serengeti. La sua grossa testa e il collo tozzo sorreggono corna lunghe più di 60 cm, sebbene la sua migliore arma di difesa sia la sua capacità di correre a lungo senza mai sfiancarsi. Si accoppia durante la primavera"

"E paga bene?" richiese Misocrane interessato.

"Mah, dà le sue soddisfazioni, anche se è un po' troppo veloce" gli rispose presta la discinta fanciulla.

"Orsù figlia di troia, la velocità è categoria relativa, non quantificare il relativo, soprattutto se non hai dietro un pallottoliere" esclamò il canuto sapiente.

"Aho', 'figlia di troia' a chi?" si incazzò la femmina.

"Nel senso che dalle tue vesti arguisco che sei profiga della superba Ilio" disse Misocrane.

"Profiga?" interdisse la troiana.

"Volevo dire profuga, scusa, lapsus freudiano" si giustificò il vecchio.

"Freud che?" richiese l'insistente.

"Lasciamo perdere, dimmi, qual è il nocciuolo della questione?"

"Il punto è: 'posso io amare contemporaneamente il mio lenone, ed egli fare altrettanto con me, se poi mi si usa da ognuno?'1  ed egli non dovrebbe avere brama di me, tanta da insanire nel sapermi con altri che non sia lui, acciocché ci esaurissimo a vicenda nel mutuo possesso?"

"Vade retro" gli fu risposto dal saggio "gli dei sono contrari al possesso eterno, radice di desiderio, causa di sofferenza; a voi troiane dico: accogliete i viandanti come ospitale grotta, e non negate un rifugio a chi lo richiede; ai lenoni ugualmente ingiungo di non attaccarsi alle protette, perché al congiungimento segue, come la notte il giorno, la separazione, e tanto più dolorosa sarà la separazione quanto più forte era l'attaccamento. Per questo motivo spargete il seme ovunque possiate e non ritenetelo, contratto, rivolto verso un unico amore 2,  la sentenza è questa, l'udienza è tolta, mi ritiro per deliberare 3" concluse seccamente il sapiente.

"Ma hai già deliberato" proferì la troiana.

"Sì, ma ho sempre desiderato dirlo" sbottò Misocrane.

"Oh, saggio Misocrane" gli fece eco la donna "mi hai aperto gli occhi, ero nel buio e fosti la mia luce, brancolavo e mi guidasti, disperavo e fugasti la mia disperazione; ora potrei esserti molto più grata se un ultimo favore mi concedi"

"Quale?"

"Toglieresti il sandalo dal mio piedino? Potrei risolvere il problema da sola se avessi i calzari di Hermes, ma dato il tuo augusto peso, ciò mi è impossibile"

E il saggio Misocrane risolse anche questo problema.

Il lenone per la prima volta mosse le labbra: "E ora che ci rispondesti, ci daresti ricetto per stanotte? Poiché la via per casa è lunga e lasse le nostre membra"

Il saggio Misocrane palpando un seno sporgente dalla troiana veste: "Si può fare, ma mi sa che non avete un obolo, no?"

"Ci si può accomodare comunque" ammiccò verso di lui il mezzano, e si allontanò perché il filosofo prendesse il dovuto pagamento"

Durante la notte Misocrane ebbe un'illuminazione.

"Eureka" disse "Ho finalmente capito perché non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume"

"Perché" chiese ella interessata alquanto.

"C'è il divieto di balneazione, e se ti beccano la prima volta la seconda ti finisce male".

Durante la notte Misocrane si destò di nuovo e proruppe "Dimmi, sono meglio io o il tuo gnu chiazzato?"

"Tu hai meno corna, poiché ne sei conscio"

EPILOGO

Misocrane e la troiana trovarono un orrida morte poiché uno gnu disattento, non avendo usato le precauzioni dovute durante i rapporti, aveva infettato la donna ed ella aveva infettato il filosofo. Il lenone da un po' non giaceva con lei e fu immune dal contagio; continuò a menare i soliti affari e fu felice.

"L'uomo usa le parole per avere le grazie femminili, la donna usa le sue grazie per avere le parole, il lenone deve essere al di sopra di tali quisquilie"

"Cioè?" gli fu chiesto da un giovane tebano.

"Sgancia venti dracme" gli disse il mezzano "lei ti sta aspettando"

1 Forma sincopata per dire da ogni gnu.

2 Citazione dal De Rerum Natura di Lucrezio.

3 Altra citazione dal giudice Santi Licheri (Forum).

Giancalo Lupo