Ebraismo
a cura della dott.sa
Francesca Merlo
10. L’evoluzione del pensiero e della spiritualità giudaica
Shelomoh ibn Gebirol (chiamato anche, latinamente, Avicebron) (sec.XI) compose un’opera filosofica-teologica, inoltre degli inni che fanno parte ancor oggi della pratica sinagogale;
Moshe Maimonide (XII secolo) ebbe una vasta produzione filosofica, ma anche poetica e di medicina. Nel suo Pirush Hamishnayot Maimonide formulò i suoi 13 principi della fede ebraica, come si è detto sopra.
Secondo la
Qabbalah
, un evento cosmico catastrofico posto prima del tempo avrebbe reso le anime umane prigioniere di questo mondo; per liberarsi ed accedere di nuovo all’illuminazione che possedevano agli inizi, esse devono rompere i lacci della materialità.
Per alcune correnti questo è possibile attraverso una via ascetica di moralità e di rinunce, per altre è un itinerario intellettuale, fatto di conoscenza e sapienza. Tale itinerario è organizzato attorno alla dottrina delle
sephiroth o manifestazioni dell’energia divina, che si potrebbero definire come gradi per mezzo dei quali Dio agisce nel creato, e constano di un complicato sistema di allusioni, corrispondenze e rimandi.
Tutta la
Torah
e lo stesso nome di Dio vennero così scrutati secondo significati segreti, da interpretare in particolare attraverso l’alfabeto ed i numeri. Attraverso l’alfabeto, con l’interscambio delle lettere entro una stessa parola o in altri modi, gli esegeti ebrei scoprivano significati reconditi del
Tanak
, parole nascoste dentro ad altre parole; attraverso lo scambio numerico attribuivano un valore numerico a ciascuna parola, basandosi sul fatto che in ebraico ogni lettera dell’alfabeto indica anche un numero (questa scienza viene chiamata
gemàtria
).
Gli approcci alla
Qabbalah
furono diversi, secondo l’attitudine di chi la praticava. Pur non essendo ufficiale, questa dottrina misterica influenzò di fatto tutto il giudaismo del periodo medievale e moderno.
Una corrente chassidica, pietistica, di tipo penitenziale-ascetico, si sviluppò in Germania nel XII secolo. Sottolineava l’importanza del cuore, della fede e della comunione con Dio rispetto alle norme legali ed era fortemente interessata al momento etico.
Ma il movimento dei chassidim più conosciuto nacque nel secolo XVIII in Podolia (regione attualmente ucraina, storicamente a volte polacca) e anch’essa fu un’esperienza religiosa che giungeva all’uomo comune e valorizzava la sua quotidianità. Il movimento si diffuse presto in tutta l’Europa centro-orientale e balcanica, dove offriva una risposta concreta alle esigenze spirituali delle comunità ebraiche, che in quel periodo si dibattevano tra grandi difficoltà.
Erano anni di massacri di ebrei da parte dei cosacchi e dei contadini, di un falso Messia che finì miseramente, di estrema povertà, di forzata ignoranza, di sconforto e di pericolo di perdere la fede. Il fondatore del movimento, Ysra’él Baal Sheem Tov, fu un maestro e una guida spirituale. Convinto assertore della metempsicosi, attraverso la quale l’anima compirebbe la sua purificazione, egli si servì anche della Qabbalah ma la trasformò da dottrina per iniziati a esperienza popolare; inoltre promosse il dialogo e il confronto con le correnti ebraiche più austere, che inizialmente lo avevano ostacolato, arrivando a portare comprensione e reciproca accettazione tra le diverse anime ebraiche del suo tempo.
Il chassidismo polacco si fonda sulla convinzione che la presenza di Dio è dappertutto, e quindi per entrare in contatto con Lui vale la pena di dare attenzione al proprio presente, non solo al passato o al futuro.
Attraverso racconti popolari ricchi di una saggezza semplice e ingenua, a volte perfino sconcertante, i
chassidim
affrontano ogni tema del vivere e riconoscono nella vita quotidiana una pienezza che anticipa il compimento futuro. La gioia di Dio che dimora fra gli uomini riempie di significato ogni gesto della vita; il mondo è fondamentalmente buono, la sofferenza è una realtà e come tale va guardata in faccia con coraggio, ma non è insensata e va letta dentro al progetto di Dio; il male è una realtà destinata a finire. Le vie di Dio sono molte e ciò che importa è essere se stessi, seguire la propria chiamata personale.
Vi sono, in questi racconti, le testimonianze di uomini che la santità ha portato a equilibri mirabili con Dio, senza che rinunciassero ad essere uomini del loro tempo.