Testo

Ebraismo

2. Popolo dell’Alleanza

a cura della dott.sa Francesca Merlo

Berit, tradotto alleanza o testamento è un modo codificato di mettersi in relazione, di antichissima origine pre-biblica, comune nell’area mesopotamica. L’alleanza tra tribù come il matrimonio erano regolati da berit, lo poteva essere anche un’amicizia. I contraenti si promettevano fedeltà reciproca, che si concretizzava in precisi impegni con scadenze fisse. L’impegno assunto era considerato vincolante quanto e più della parentela.

Il patto di alleanza veniva stipulato secondo uno schema fisso: i partner si presentavano, risalivano alla parentela comune o al lontano fatto storico che già aveva provocato l’amicizia dei padri (per la mentalità orientale nulla succede che non sia già successo), indicavano i reciproci obblighi, infine stabilivano le benedizioni (concreti e precisi doni che le due parti si sarebbero scambiate, in tempi stabiliti) e le maledizioni (punizioni mortali), per il partner fedele o viceversa infedele.
Il tutto veniva scritto due volte, su due tavole di pietra, una per ciascun contraente.
Seguiva il rito del giuramento: i contraenti passavano fra le due metà di un animale squartato invocando su di sé la medesima sorte della vittima, se non avessero adempiuto agli impegni presi.
Infine vi era l’invocazione ad una divinità, che sarebbe diventata la testimone del patto.
Si chiudeva con l’aspersione del sangue della vittima (nel sangue c’è la vita: era quindi un appropriarsi della vitalità necessaria per mantenere il patto) e un “sacrificio di comunione”: l’animale che era stato squartato veniva in parte offerto alla divinità, in parte mangiato dai contraenti.

La prima alleanza, stipulata tra Dio ed Abramo, è di tipo unilaterale: Dio gli promette una terra, una discendenza e non gli chiede in cambio nulla, se non di credergli e di tenersi in ascolto (in quanto la promessa si preciserà nel tempo, gradualmente, attraverso rivelazioni successive).
Con Mosè l’alleanza diviene bilaterale: Dio s’impegna a liberare e proteggere il popolo, il popolo s’impegna a vivere secondo Dio.

L’uomo di ogni età ha difficoltà ad esprimere l’esperienza religiosa, per cui assume modelli socio-culturali che si rifanno all’esperienza comune; tali modelli aiutano ad esprimere la realtà di un rapporto altrimenti inesprimibile.
La religione ebraica fa largo uso del modello dell’alleanza per comprendere tutta la sua storia. Ne interpreta gli inizi prodigiosi e i momenti di trionfo come benedizioni connesse all’osservanza del patto, le sconfitte e le deportazioni come maledizioni per le infedeltà.

L’alleanza però non dice tutto di questa relazione, che è molto più grande: lo stesso ebraismo avverte il bisogno di ricorrere ad altri modelli come la paternità, la maternità, la sponsalità, l’amore del contadino per la sua vigna o del vasaio per la sua opera. Saranno soprattutto i profeti ad invitare a non irrigidirsi su un solo schema per interpretare l’agire di Dio: Osea, per esempio, vedrà nella sua esperienza sponsale e paterna il “segno” dell’amore donativo, misericordioso e perenne di Dio, Geremia ed Ezechiele parleranno di una nuova alleanza scritta non più su tavole di pietra, ma nel cuore dell’uomo.

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