Testo

I luoghi del mito

Trezene - Τροιζήν

(in greco Τροιζήν) Antica città dell'Argolide orientale, distante circa 15 stadi dal Golfo Saronico.

Trezene confina a Ovest col territorio di Epidauro e a Sud-Ovest con quello di Ermione.

La fertilità del suolo, la sicurezza della costa, protetta dallo Scilleo, dalla penisola di Methana e dall'isola di Calauria (oggi Poros - Πορος), fecero sì che Trezene fiorisse da tempi molto antichi.

Di Trezene si conoscono il tracciato della cinta muraria e l'ubicazione dei santuari di Asclepio, di Ippolito e di Demetra, fuori dalla città. Per tutti gli altri monumenti si avanzano ipotesi vedi la mappa.

Numerose sono le sue vicende storiche ma noi preferiamo occuparci di quelle mitologiche.

Secondo il mito, Iperete ed Anta, figli di Poseidone e di Alcione a sua volta figlia di Atlante, fondarono nella regione le città di Iperea e Antea. Quando Aezio, figlio di Anta, ereditò il regno dal padre e dallo zio, chiamò una delle due città col nome di Posidoniade. E quando Trezene e Pitteo vennero presso Aezio, vi furono tre re al posto di uno solo, ma i figli di Pelope avevano maggior potere. E la prova è questa: morto Trezene, Pitteo radunò la gente nella odierna città, incorporandovi insieme Iperea e Antea, e la chiamò Trezene dal nome del fratello.

Secondo la tradizione, Trezene fu la patria di Teseo. Dato che Egeo era rimasto senza figli fino al riconoscimento di Teseo, i figli di Pallante (fratello di Egeo), avevano sperato di ottenere la successione al trono di Atene. Quando Teseo divenne re, essi furono suoi oppositori, finché non vennero uccisi. Per purificarsi del loro assassinio, Teseo e Fedra andarono in esilio a Trezene per un anno.
Qui Fedra vide per la prima volta Ippolito, se ne innamorò e progettò il suo piano di morte. A Trezene c'è un mirto con tutte le foglie forate. A quanto dicono, quel mirto non spuntò all'inizio con tale aspetto, ma è il prodotto del disgusto di Fedra per l'amore e dello spillone che essa teneva nei capelli.
Tra le leggende di Trezene che riguardano Teseo c'è questa: Eracle, quando giunse a Trezene presso Pitteo, disponendosi a pranzare depose a terra la pelle del leone. Entrarono allora da lui alcuni fanciulli di Trezene, tra i quali c'era anche Teseo che a quel tempo aveva circa sette anni. Come videro quella pelle tutti gli altri fanciulli se ne scapparono via, invece Teseo (come dice la leggenda), ritiratesi senza troppa paura, afferrò dalle mani dei servi un'ascia e, scambiando quella pelle per un leone vero, subito le si gettò contro impetuosamente.

Vi fiorirono in particolare i culti di Poseidone, Artemide, Atena e vi è ambientata la vicenda di Aussesia e Damia (divinità connesse con la nascita e con la crescita), raccontata da Pausania il Periegeta. Per quanto, invece, riguarda Damia e Aussesia, i Trezenii, anch'essi a loro devoti, non raccontano la stessa leggenda sostenuta dagli Epidaurii e dagli Egineti, ma dicono che esse erano vergini venute da Creta e che durante le discordie civili in cui si trovarono coinvolti tutti quanti i cittadini in egual misura, anch'esse furono lapidate dagli avversari. Per esse i Trezenii compresa l'innocenza delle due giovani, celebrano un culto riparatore e una festa chiamata Litobolie (lapidazione). II, XXXII, 2
Lo storico Erodoto ha proposto l'identificazione di Aussesia e Damia nelle divinità Demetra e Persefone.
Come accadde per Atene, Poseidone e Atena si contesero la supremazia sulla regione di Trezene, per divenire poi ambedue suoi patroni così come Zeus aveva loro imposto.
I Trezenii onorarono particolarmente Poseidone Re con l'epiteto di Fitalmio (nutritore), a lui offrivano primizie e nelle loro monete era raffigurato un tridente e una testa di Atena. La città era talmente sacra al dio che un tempo si chiamava Posidonia.
Uno dei successivi principi di Trezene, Pitteo, figlio di Pelope e fratello di Trezene, sarebbe stato il nonno di Teseo che era considerato l'eroe nazionale ateniese.

Pausania (II, 31, I) nomina importanti monumenti che si trovavano nell'agorà: il tempio di Atena Sotera, quello di Artemide Licea, il teatro, un altare dedicato alle Muse Ardalidi e la stoà.

La ricostruzione fatta dal Welter sulla base del testo greco prevede un portico di accesso, alla cui sinistra si trovava il tempio di Artemide Sotera e alla destra quello di Apollo Teario (da theaomai= osservo). Di fronte a quest'ultimo il santuario di Artemide Licea, mentre il teatro e il Mousèion dovevano disporsi parallelamente di fronte al tempio di Atena Sotera.
Fuori dall'area della città, oltre le mura, si trovavano numerosi santuari: nella zona a S-E del centro, presso l'odierno villaggio di Damala, aveva sede un luogo di culto per Demetra (Paus., II, 32, 8).
Notevole era l'Asclepieo (Ασκληπιεῖον) nella zona a Ovest del recinto, composto da un propileo, da un tempio di modeste proporzioni, probabilmente prostilo, da una fontana monumentale e da un peristilio. Quest'ultimo aveva un aspetto piuttosto grandioso, con una sala maggiore con tre colonne doriche che sorreggevano il trave maggiore e un cortile circondato da colonne.
La cronologia del complesso monumentale oscilla fra la fine del IV e l'inizio del III sec. a. C. Il piccolo tempio, in analogia con quello dei Cabiri di Delo e con quello di Larissa è della stessa epoca. Al IV sec. viene datato anche il tempio di Ippolito, un periptero con sei colonne in facciata e dodici ai lati di cui restano le fondamenta in pòros. A Ippolito erano dedicati anche il ginnasio e lo stadio, di cui si suppone l'esistenza presso la odierna basilica Episkopi.

Curiosità

Lungo la strada che conduce a Trezene, s'incontra una piccola chiesa con due bellissimi pini; la gente del luogo narra di una coppia di innamorati che contrastati dalle famiglie, per il dolore si uccisero e gli dèi li mutarono nei due alberi che potete ammirare nella foto accanto.

Vi si ricordava che Oreste era stato anche giudicato da un tribunale simile a quello dell'Areopago

I Trezenii sostenevano di avere anch'essi una fonte Ippocrene e perciò introducevano nel mito di Bellerofonte il particolare della richiesta delle nozze con Etra.

Presso il santuario di Artemide Saronide o Saronia, vi era un oleastro già sviluppato ai tempi di Teseo e di Ippolito. Secondo il mito si trattava della smarrita clava (di oleastro, strappata con tutte le radici e qui rigermogliante) di Eracle

Ippolito, persa la vita a motivo della sua castità, ricevette dai Trezeni onori pari a quelli concessi agli dei.
E infatti, le fanciulle avevano l'uso di offrire i loro capelli a Ippolito, il mito in particolare, era ricordato da Euripide (Ipp. 1424 sgg,: «A te, infelice, in compenso di queste sciagure, onori immensi nella città trezenia / io offrirò: le vergini fanciulle prima delle nozze / si taglieranno le chiome per te, che nel lungo corso dei tempi / godrai di un grande lutto di lacrime»

Ateneo (7,317b) ci ricorda che a Trezene vigeva il divieto di pescare i polipi.

Si racconta che proprio attraverso il territorio di Trezene, Dioniso abbia riportato alla luce Semele dall'Ade, ed Eracle sarebbe risalito dagli Inferi con Cerbero. (Pausania 2, 31, 2 e cfr.).

Pare che un certo Ardalo di Trezene, sia stato l'inventore del flauto e dal suo nome chiamano Ardalidi le Muse.

Vicino al tempio di Apollo v'era un edificio chiamato padiglione di Oreste. A quanto pare, prima che Oreste fosse purificato dal sangue della madre, nessun uomo di Trezene voleva ospitarlo nella propria casa; ma, alloggiatolo in questo edificio, davano corso alla purificazione e gli offrivano da mangiare, fin quando fu puro. Si dice che, quando ebbero sotterrato, poco lontano dal padiglione, gli strumenti della purificazione, da essi nacque un alloro.

Ingresso

Asclepeio

Altra vista Asclepeio

Altra vista Asclepeio

Altra vista Asclepeio

Particolare Asclepeio

Tempio di Ippolito

Tempio di Ippolito

Torre ellenistica

Resti bizantini

Resti bizantini

 

Resti bizantini