Atena è senza dubbio una delle principali divinità del pantheon greco. Secondo Platone il suo nome arcaico, Theonoe, esprimerebbe il carattere prodigioso della sua nascita, ovvero per partenogenesi, dalla testa di Zeus il quale, dopo aver ingravidato Metis, dea della prudenza, l'avrebbe poi inghiottita per possederne in eterno l'attributo caratteristico. La singolare origine di Atena viene ribadita nel XXVIII Inno omerico nonché, alcuni secoli più tardi, dal poeta Pindaro: l'“alto grido di guerra” emesso dalla nascente divinità al largo dell'isola di Rodi, in seguito al colpo d'ascia scagliato da Efesto sul capo di suo padre, sarebbe stato tanto forte da intimorire persino i “Signori del cielo e della terra”, Urano e Gea.
Il culto di Atena ha radici molto antiche nel mondo greco. Una prova in tal senso è offerta da preziosi documenti epigrafici quali le tavolette in lineare B, databili nell’età del Bronzo. Nell’archivio del palazzo di Cnosso, infatti, oltre all’appellativo di “divina”, è stato riscontrato quello di pothnia, ovvero “dama o signora di Atene” L’epiclesi in questione viene spesso collegata in tali iscrizioni con ideogrammi che rimandano all’addomesticazione dei cavalli, all’agricoltura ed alla tessitura, attività che saranno esplicitamente associate nei secoli successivi alla divinità
Le festività e le cerimonie tributate da Atene alla sua divinità protettrice erano abbastanza rinomate in tutto il Mediterraneo. Tra le principali si possono ricordare, in primis, le Panatenee, che commemoravano il sinecismo dei vari demi attici voluto proprio dalla figlia di Zeus, distinte in Piccole, in quanto celebrate ogni anno, e Grandi, ogni quattro. Queste ultime prevedevano, il giorno 28 del mese di Ecatombeone (agosto), al termine di una serie di gare atletiche, musicali e poetiche, una processione culminante nell'offerta alla dea del peplo tessuto dalle ergastinai, filatrici devote il cui minuzioso lavoro si era svolto a partire dall'autunno dell'anno precedente. All'inizio della primavera, quindi intorno al mese di marzo, avevano luogo, invece, le Procaristerie che contemplavano un sacrificio da effettuare alla dea da parte di ciascun magistrato mentre nel periodo della vendemmia, tra settembre ed ottobre, si tenevano le Oscoforie: dal tempio di Dioniso si snodava verso il tempio di Atena Scirade al Falero un corteo guidato da due bambini vestiti di chitone, camuffati come ragazzine e recanti in mano un grappolo d'uva; un vero e proprio omaggio alla memoria di Teseo che aveva sostituito due dei sette fanciulli destinati a Creta come annuale tributo al Minotauro con suoi amici travestiti da korai.
Dagli epiteti con cui Atena è citata nelle fonti traspare sicuramente l’immagine di una divinità polifunzionale. In virtù delle doti di astuzia, senno e prudenza che la legano in modo esclusivo a Zeus è possibile, in parte, spiegare il ricorrente appellativo di glaukopis, cioè dallo sguardo o dagli occhi lucenti. La radice di quest'aggettivo è comune in realtà anche a quella del sostantivo glaux, che significa “civetta”, l'animale con cui la dea viene spesso raffigurata o indirettamente richiamata nella produzione artistica nonché sulle monete di Atene e di altre poleis. Come tale uccello è capace di vedere con i suoi grandi occhi di notte, così anche Atena riesce con la sua intelligenza a rischiarare le tenebre dell'ignoranza umana. In virtù del suo essere per natura “eccitatrice di tumulti” ma sempre con ragionevolezza, a differenza del dissennato dio della guerra, Ares, le cui delizie sono solo “risse e zuffe, discordie e battaglie. Atena si pone come guida di personaggi dell'epos omerico: nei momenti di stanchezza durante l'assedio di Troia, infonde spesso coraggio negli Achei, suggerendo allo stesso tempo preziosi consigli e stratagemmi come quello, dato ad Epeo, di erigere il famoso cavallo per la conquista della città. La sua protezione amorevole si rivolge poi verso specifici protagonisti: Diomede, ad esempio, viene aiutato durante un'incursione notturna nell'accampamento troiano che ha come obiettivo l'uccisione del re tracio Reso; Achille, invece, che ne possiede un ritratto sullo scudo, è tempestivamente fermato allorché è preso da un raptus omicida nei confronti di Agamennone che gli ha sottratto ingiustamente la propria serva Briseide; Odisseo, animato in più occasioni dalla sua metis, rigetta la provocatoria proposta del re di Micene, nonché capo della spedizione achea, di tornare in patria ed incita subito dopo i propri compagni a riprendere le armi con un discorso ascoltato dalla dea stessa nei panni di un araldo.
La protezione verso il re di Itaca e i suoi congiunti prosegue anche nelle vicende successive alla guerra: il giovane Telemaco viene indotto alla ricerca del padre, ormai lontano da dieci anni, da Mentore, suo tutore sin dall’infanzia, sotto le cui vesti la figlia di Zeus si nasconde; durante il tortuoso nostos Odisseo viene soccorso nella terra dei Feaci da Nausicaa, figlia del re Alcinoo, la quale è avvertita in sogno dalla dea circa l'arrivo di un misterioso naufrago sopravvissuto ad una tempesta. È ancora Atena a fornire un determinante contributo ad Odisseo nella riconquista del trono di Itaca, manifestandosi dapprima ancora una volta sotto le spoglie di Mentore, poi come rondine ed infine, invisibile a tutti tranne che ad Odisseo, mandando ripetutamente in confusione i Proci con la sua “terribile egida” la quale corrisponderebbe allo scudo oppure ad una mantellina fatta di pelle di capra.
Anche nei confronti di altri eroi del mito Atena mostra spesso una protezione quasi materna: Teseo, figlio di Egeo ed Etra, è affiancato dalla dea durante la vittoriosa lotta contro il Minotauro ; Eracle riceve da lei il prezioso consiglio di utilizzare come copricapo la pelle scorticata del leone di Nemea appena ammazzato, nonché speciali nacchere per uccidere gli uccelli della palude di Stinfalo, raggiungendo anche per sua intercessione, al termine delle fatiche, sull'Olimpo il comune padre Zeus. Similmente benigna la dea si mostra nei riguardi di Giasone, aiutandolo a costruire la nave Argo ed influenzando Medea nella scelta di appoggiarlo nella dura conquista del vello d'oro, o di Bellerofonte che sconfigge la Chimera non prima di aver domato Pegaso con una briglia dorata consegnatagli dalla dea in persona: oltre che dalla distruzione di Troia, sembrerebbero derivare ad Atena proprio da questa vicenda gli appellativi di hippia, diffuso in Attica, e di chalinitis, a Corinto, che stanno ad indicare “colei che tiene a freno i cavalli”. Alla luce di questi miti, nonché di reali vicende storiche, come la II guerra persiana ed in particolar modo la battaglia di Salamina nella quale il volo di una civetta, secondo Aristofane, avrebbe preannunciato la vittoria finale delle truppe greche sui Persiani, si giustifica altresì l'attributo ricorrente di promachos, ossia colei che è “prima nella battaglia”, comandante degli eserciti. Altri epiteti meno ridondanti quali Sthenias, forte; areia, bellicosa come Ares; alkìs, colei che presta soccorso; nikephoros o più semplicemente nike, colei che porta la vittoria, rimandano sempre alla sfera militare. Ancora a quest'ultimo ambito può essere ricondotto un raro ma significativo epiteto: atritonia, il quale, derivando dal verbo tryo con alfa privativo, la qualificherebbe come “colei che non si logora, non si distrugge”, un riferimento, dunque, alla sua solidissima forza fisica ed interiore.
Di fronte, tuttavia, a gesti deplorevoli sul piano morale Atena è capace di infliggere tremende punizioni ai suoi protetti: Tideo, figlio di Oineo e protagonista della spedizione dei Sette contro Tebe, nonostante l'assunzione di una bevanda che gli avrebbe garantito l'immortalità, viene punito dalla dea con la morte per aver mangiato avidamente il cervello del suo rivale Melanippo; Medusa, figlia delle divinità marine Forco e Ceto e sorella di Steno ed Euriale, per essersi unita con Poseidone all'interno di un tempio consacrato ad Atena, viene prima resa mostruosa con capelli a forma di serpenti e successivamente decapitata da Perseo che ne riceve protezione; Aglauro, invece, viene pietrificata per essersi fatta corrompere con denaro, a sua insaputa, proveniente dall'edificio sacro della dea, da Hermes, desideroso di sedurne la sorella Herse. Oltre a questi episodi di punizione vi sono, tuttavia, altri in cui la dea si pone quasi come avvocato difensore dei suoi protetti laddove ingiustamente accusati di reati. Il più importante, forse, è quello inerente al processo di Oreste: nella vicenda, Atena, membro del tribunale dell’Areopago, comprende le ragioni dell’eroe, macchiatosi dell’assassinio della madre Clitennestra, e contribuisce con il proprio voto alla sua assoluzione.
L'aggettivo parthenos, ossia vergine, con il quale Fidia rappresenta la dea nella statua crisoelefantina collocata nel tempio in suo onore sull'Acropoli di Atene, sembra derivare non solo da una libera e consapevole scelta ma anche da un particolare episodio: il tentativo fallito di stupro nei suoi confronti da parte di Efesto, dal quale sarebbe nato, in seguito alla dispersione dello sperma del dio sulla terra, Erittonio, futuro primo re di Atene.
Sempre da una vicenda ambientata in Attica potrebbe trarre origine l'aggettivo poliàs o poliouchos, che si diffonde poi in tutto il mondo greco a partire dalle campagne militari di Alessandro Magno: la mitica contesa con Poseidone per il possesso dell’Attica, rappresentata dalle maestranze fidiache in uno dei frontoni del Partenone, nella quale la dea viene preferita come “patrona” della comunità dei politai ateniesi per il dono dell'ulivo. Alla luce di questo episodio, Atena, è dunque considerata come protettrice dell'agricoltura. Inoltre, i titoli di boulaia e agoraia fanno riferimento indubbiamente al suo patrocinio sulla sfera politica e commerciale mentre quelli di phratria e apotropaia alluderebbero alla garanzia di prosperità e di allontanamento di ogni male fisico e spirituale sia nelle tribù e nelle famiglie che a livello individuale
L'appellativo di ergane, vale a dire industriosa, si riferisce invece all'artigianato ed in particolar modo alla pratica della tessitura. Un riferimento in tal senso potrebbe essere riconosciuto nel mito di Aracne, donna trasformata in ragno per aver dapprima osato sfidare la dea in questo tipo di attività e poi tentato il suicidio per evitarne il temibile giudizio.
L'epiteto pallas, ben presente a Troia dove era stata così denominata la statua di culto lignea che per secoli aveva garantito l'inviolabilità della città, ha un'origine oscura: da una parte, si potrebbe pensare ad una derivazione dal verbo pallein che, significando “scagliare, gettare”, farebbe riferimento al possesso della lancia da parte di Atena durante i combattimenti; dall'altra, all'assimilazione onomastica di un altro personaggio: la figlia di Tritone, divinità acquatica eponima di un lago della Libia, uccisa involontariamente dalla dea durante un gioco a causa del suo temperamento a volte indomabile, oppure uno dei Giganti uccisi nella guerra con gli dei dell'Olimpo. Altrettanto misteriosa resta la natura dell'appellativo tritogeneia: esso si ricollegherebbe ad alcune tradizioni secondarie che la ritengono figlia del suddetto Tritone oppure dell'acqua in quanto elemento naturale, o ancora terzogenita di Zeus rispetto ad Apollo e Artemide.
Un’altra epiclesi attribuita ad Atena è quella di hygieia. Tale appellativo si sarebbe diffuso già prima che venisse istituito il primo santuario di Asclepio storicamente noto, nel quale era tributato un culto anche verso la figlia del dio medico. Il collegamento di Atena con la sfera salutare è dimostrabile, oltre che da questo epiteto, anche da un evento ricordato da Plutarco: Pericle aveva fatto costruire una statua in bronzo della divinità sull’Acropoli, nei pressi di un altare preesistente in suo onore, in seguito alla cura che la stessa, apparsagli in sogno, aveva prescritto per un operaio caduto dai ponteggi del grande cantiere della cittadella ateniese. L’epiclesi hygieia ricorre, in ultima analisi, anche in un’opera dello scultore Pirro, al tempo della pestilenza scoppiata nella seconda metà del V secolo a.C. durante la Guerra del Peloponneso, ed in un’altra collocata, secondo Pausania, accanto alle raffigurazioni della figlia di Asclepio e dello stratega Diitrefe
Una prova della notevole ampiezza del culto di Atena nel mondo greco è costituita dalla grande varietà di epiteti coniati in suo onore da regione a regione: dalla Beozia, dove l'aggettivo Itonia deriva senza dubbio da Itono, figlio di Anfizione, che volle innalzare alla dea presso Coronea un tempio dove sarebbero state collocate alcune statue scolpite dall'artista post-fidiaco Agorakritos; all'ambito insulare e vicino-orientale, che produce i celebri appellativi di Kamiras, Ialysia e Lindia per Rodi ed Ilias per Troia.
dott.re Angelo Zito