Indice alfabetico


Testo

SACRIFICI

Sebbene tutti conoscono questo termine, ho voluto ugualmente inserirlo per il seguente motivo: nella Magna Grecia si usava sacrificare oltre che agli anche agli eroi.

Quando si sacrificava agli eroi, la vittima sacrificale veniva bruciata integralmente, invece, quando si sacrificava agli déi le carni erano in maggioranza consumate dai partecipanti al rito.

Di seguito alcuni dei sacrifici più cpnosciuti: χῑλιόμβη, sacrificio di mille vittime; εὐχᾰριστία, sacrificio di ringraziamento; ἑκᾰτόμβη, sacrificio di cento buoi, ma anche di minor numero e di animali diversi; βούπρῳρος ἑκατόμβη, sacrificio di cento pecore e un bue.

SALAMINA

Σαλαμίς, figlia del dio fiume Asopo, amata da Poseidone, generò Cencreo.

SALMACE

Σαλμακίς, o Salmacide, era una ninfa delle fonte Salmace nella regione della Caria. Era follemente innamorata del bellissimo Ermafrodito, ma il giovane la respingeva continuamente, allora, chiese ed ottenne che i loro corpi si fondessero inscindibilmente per sempre. …"Dibattiti, dibattiti, tanto, infame, non mi sfuggirai! Fate che mai venga il giorno, o dèi, che da me lui si stacchi ed io da lui!". Accolsero gli dei i suoi voti: i due corpi uniti si fondono annullandosi in un'unica figura… Ovidio, Metamorfosi IV.

SALMONEO

Σαλμωνεύς, figlio di Eolo e di Enarete. Era un arrogante senza pari e per avere fondato una città osò paragonarsi a Zeus (il dio per questa empietà lo punì aspramente).

Salmoneo nella sua follia osava proclamare di essere lui stesso Zeus, e per questo aveva imposto ai suoi sudditi di offrirgli i sacrifici destinati al sommo dio; aveva legato al suo carro dei calderoni di bronzo che, trascinati dal carro, producevano rumori che lui diceva essere quelli dei tuoni e lanciava in aria delle torce infuocate dicendo che erano i fulmini.

A questo punto Zeus, sdegnato, fulminò lui e la città da lui fondata con tutti gli altrettanto empi abitanti.

SALPINGE

Σάλπιγξ, la tromba. Epiteto di Atena ad Argo. Tirreno fu l'inventore della tromba ed Egeleo, suo figlio, insegnò ai Dori di Temeno come suonare questo strumento e perciò soprannominò Salpinge Atena. A ringraziamento verso la dea, Egeleo costruì un tempio ad Atena.
Anche un tipo di cometa.

SAMARIA

Σαμάρεια, gola nella quale Apollo venne purificato dal divino Karmanor.

SARCOFAGO

σαρκοφάγος λίθος, secondo un'antica leggenda, esisteva in Misia una pietra la quale divorava in pochissimo tempo i cadaveri su essa deposti: tale pietra aveva nome appunto sarcofago, cioè divoratrice di cadaveri, di carne.

Il nome fu esteso a quelle urne di pietra, o meglio pietre scavate, in cui venivano chiusi i cadaveri. Il Sarcofago passò dalle forme più rozze ed antiche alle forme più sofisticate degli etruschi che usavano mettere coperchi ornati con la statua dei defunti, per non parlare dei sarcofagi egizi e cristiani sempre molto ricchi d bassorilievi.

SARONE

Σάρων, edificò un santuario ad Artemide detta Saronide in prossimità di un tratto di mare molto melmoso e poco profondo, che per questo era anche chiamato Palude Febea. Sarone, era appassionatissimo di caccia, un giorno mentre inseguiva una cerva, piombò in mare dietro alla bestia in fuga: la cerva nuotava allontanandosi dalla riva e Sarone era sempre dietro alla sua preda, finché, spinto dalla sua stessa foga, arrivò in alto mare, dove, ormai affaticato e sommerso dai flutti, fu colto da morte. Il suo corpo, venne spinto a riva nella zona della palude Febea verso il bosco di Artemide, fu sepolto entro il recinto sacro; da allora quel tratto di mare fu chiamato “Palude Saronide”, anziché Febea.
Sarone era ritenuto divinità marina esperta di navigazione (Apostolio, 15, 34).

SARONIA

Σαρωνία, a Trezene, epiteto di Artemide.

SARPEDONTE

Σαρπηδών, figlio di Zeus e di Europa, e fratello di Radamanto e di Minosse. Considerato principe di Creta e fratello minore di Minosse e Radamanto. Entrò in conflitto con Minosse, per la successione al trono di Creta alla morte di Asterione. Nell'Iliade, Sarpedonte è considerato di origine Licia e come tale alleato dei Troiani.

SATIRI

Σάτυρος, discendenti di Ecateo e di Niobe (figlia di Foroneo, non è quella dei 14 figli), erano Geni dei boschi, delle acque e dei monti.

Con le ninfe e le Baccanti partecipavano alle feste orgiastiche di Dioniso, dal grande appetito sessuale, figurati con gambe caprine, due corna in fronte e una coda tra la caprina e l'equina.

SAURO

Σαύρου, brigante che terrorizzava l'Elide, fu ucciso da Eracle.

SAUROCTONO

Σαυροκτόνος, era l'appellativo per Apollo uccisore della lucertola.

SCAMANDRO

Σκάμανδρος, antico nome del fiume Kuçuk Menderes, scorreva in prossimità di Troja. Si trova nell'Anatolia nord-occidentale (antica Frigia), sorge dal monte Kaz Dagi (antico Ida) e sbocca nel Mediterraneo presso il promontorio Sigeo.
Il mito ne attribuisce l'origine ad Eracle. L'eroe ritrovandosi fortemente assetato, si mise a scavare il terreno, facendo scaturire la sorgente di questo fiume, che prese il nome dall'evento. Le sue acque avevano la proprietà di render biondi i capelli delle donne che vi si bagnavano. Allo Scamandro era dedicato un tempio e gli venivano resi sacrifici. Le donne usavano bagnarsi nelle sue acque il giorno precedente alle nozze; il dio, lusingato, usciva dal suo canneto, prendeva la ninfa per la mano, la conduceva nel suo palazzo e... vai a sapere come continua la storiella. Nell'Iliade è citato anche col nome di Xanto.

SCEA

Σϰαιὰν, una delle Danaidi, e la porta della città di Troja, nei suoi pressi vi era la tomba di Laomedonte. Il famoso cavallo fu fatto entrare in città dopo l'abbattimento di tali porte.

SCHERIA

Σχερία, nome della fantastica isola dei Feaci, identificata già anticamente con l'isola di Corcira (Corfù).

SCILLA E CARIDDI

1) Σκύλλᾰ καί Χάρυβδις, le due rupi poste tra l'Italia peninsulare e la Sicilia, affacciate sullo stretto di Messina, note fin dall'antichità per il pericolo che rappresentavano per la navigazione e ritenute sede di due terribili mostri chiamati con quei nomi.

Scilla viveva sulla rupe posta in prossimità di Reggio Calabria, figlia di Crateide e Trieno, oppure di Forco e di Ecate.

Si dice che prima era una ragazza bellissima; innamoratasi di Glauco fu mutata, per gelosia, da Circe in un essere mostruoso.

Aveva, infatti, il volto e il petto di donna ma ai fianchi aveva dodici piedi e sei lunghi colli sormontati da altrettante teste di cane; in ognuna delle sei bocche aveva tre file di denti e latrava.

Cariddi era figlia di Poseidone e di Gea, era un mostro voracissimo; per avere rapito una mandria a Eracle, Zeus la punì fulminandola e facendola cadere sulla costa siciliana di fronte a Scilla.

Stava appostata invisibile sotto un alto albero di fico e tre volte al giorno inghiottiva le acque dello stretto e dopo le rivomitava in mare.

2) Altra Scilla, era figlia di re Niso, del quale ne causò la morte.

SCITALE

Σκυτάλη, bastoncino rotondo usato dagli Spartani per trasmettere messaggi segreti scritti su una striscia di pelle avvolta intorno allo scitale.

SCOTO

Σκότος, era il padre delle Erinni il suo nome significa Buio.

SELASFORA

Σελασφόρου, epiteto di Artemide quale portatrice di luce.

SELEMNO

Σέλεμνος, era un fiorente giovanetto, che pascolava il gregge nei pressi di Argira; ora dovete sapere che Argira era anche il nome di una Ninfa marina e di una città nei pressi di Patre.
Argira, innamoratasi di Selemno, ella veniva a lui emergendo dal mare, e dormiva accanto a lui. Dopo non molto tempo però Selemno cominciò a non sembrarle più tanto bello, e la Ninfa smise di andare da lui. Selemno, abbandonato da Argira, morì d'amore e Afrodite, lo trasformò in fiume (che scorre in Acaia). Ma poiché, pur trasformato in acqua, continuava a essere innamorato di Argira (così come il mito dice di Alfeo che ancora ama Aretusa), Afrodite fece quest'altro dono a Selemno: portò il fiume all'oblio di Argira.
Un'altro mito che lo riguarda, dice che l'acqua del Selemno sarebbe giovevole agli uomini e alle donne per guarire dall'amore.

SELENE

Σελήνη, dea della luna e sorella di Elios.

Ebbe tante belle avventure con Endimione, a seguito delle quali ebbe ben cinquanta figlie.

Si dice che Endimione chiese di dormire un sonno perenne e senza sogni, conservando per sempre la perfezione della bellezza e della giovinezza, ma a mio avviso fu per volere di Selene in quanto altre cinquanta figlie sarebbero state eccessive anche per una dea.

La casta?! Selene ebbe delle avventure galanti anche con Pan e con Zeus col quale generò Pandia la lucentissima, personificazione del chiarore del plenilunio.

SEMALEO

Σημαλέου, (Che da segnali) Epiteto di Zeus.

SEMELE

Σεμέλη, figlia di Cadmo re di Tebe.
Amata da Zeus, divenne madre di Dioniso.
La gelosa Era le si presentò sotto l'aspetto d'una vecchia e la indusse a pregare Zeus di mostrarlesi in tutto il suo splendore divino.
«Ti auguro», dice, «che sia proprio Giove, ma io sospetto di tutto: spacciandosi per dèi, troppi uomini sono entrati in letti onesti.
E non basta che per te sia Giove: ti dia una prova del suo amore, se è vero amore; chiedigli che, grande e splendido come l'accoglie l'eccelsa Giunone, grande e splendido così ti stringa a sé, assumendo prima le sue insegne!»
. (Ovidio, Metamorfosi III, 260 ss.). Il dio finì con l'arrendersi alle insistenti preghiere di Semele, che allora rimase istantaneamente incenerita dallo splendore emanante da lui.
Zeus, dopo il rogo di Semele, salvò il corpo di Dioniso e lo cucì dentro una propria coscia. Passato il tempo dovuto Zeus si scucì la coscia, partorì Dioniso e lo affidò a Ermes.
Dopo che erano accaduti questi fatti, le sorelle di Semele che erano gelose dei rapporti di questa col supremo dio iniziarono a parlarne male, ed ecco come le trattò Dioniso:
Perché le sorelle di mia madre - e non dovevano, loro, - negarono che Diòniso fosse figlio di Zeus, dissero che Sémele, sedotta da un uomo, aveva rigettato su Zeus la colpa delle sue voglie, una bella trovata di Cadmo. E per questo, esclamavano esultanti, Zeus aveva ucciso Semele, per avere mentito sui propri amori. E così io queste brave sorelle lo ho fatte impazzire, fuggire dalla reggia: abitano sul monte e delirano: le ho costrette a indossare i paramenti del mio rito. (Euripide, Baccanti 1 ss., 242 ss., 286 ss.)

Successivamente Dioniso la sottrasse all’Ade, la chiamò Tione e la condusse in cielo con lui.

SEMICAPRO

ἡμίτράγος, creatura che aveva per metà corpo umano e per metà corpo caprino.

SEMIDIO

ἡμίθεος, nella mitologia classica venivano definiti Semidei sia i mortali ai quali dopo la morte furono tributati onori divini che ai nati dalle unioni di dèi con i mortali.

Erano considerati semidei anche i Fauni, i Satiri, le Sirene, le Nereidi ecc..

SENODICE

Ξενοδίκη, figlia di Sileo. Fu per Eracle l'amore a prima vista, infatti l'eroe non appena la vide s'innamorò e la sposò.

Quando Eracle, spirito indomito, partì per nuove avventure, la fanciulla morì dal dolore.

Eracle, al suo ritorno si disperò così tanto che voleva buttarsi nella pira dove si stava già consumando il corpo di Senodoce, a stento gli amici riuscirono a trattenerlo.

SERAPIDE

Σάραπις, inizialmente era un dio del mare, in seguito divenne anche protettore della fecondità, della medicina e anche re dei morti nel Tartaro. Ritenuto l'incarnazione del toro sacro Api, il suo culto era associato a quello di Osiride.

SFINGE

Σφίγξ, esistono due Sfingi: quella egizia e quella greca.

La prima rappresenta la potenza regale del faraone ed è un monumento funerareo formato da un corpo leonino e dal volto del Faraone.

La seconda è quella greca, nata da Echidna e da Tifone.

... sta nel paese degli Arimi, sotto terra, la lacrimevole Echidna,
immortale fanciulla e ognor giovane, sempre.
Ad essa Tifone, raccontano, si uni in amore,
terribile iniquo e violento, a lei fanciulla dagli occhi splendenti,
e lei concepì e partorì figli dal cuore violento: ...
...Essa ancora Sfinge nefasta partorì, dei Cadmei la rovina, ...
Esiodo, Teogonia, 304-308 e ss.

aveva corpo di leone alato e petto e testa di donna. Le Muse le avevano insegnato un enigma e, stando seduta sul monte Ficio, poneva ai Tebani questo enigma:
"chi è l'essere che ha una voce sola, e prima ha quattro, poi due, poi tre gambe?

I Tebani avevano ricevuto un oracolo, secondo il quale si sarebbero liberati della Sfinge solo quando avessero risolto il suo enigma; per questo spesso si riunivano a discuterne il significato, ma siccome non ci riuscivano, la Sfinge ogni volta prendeva uno di loro e lo mangiava. Edipo ascoltato l'enigma della Sfinge riuscì a risolverlo: la soluzione era “l'uomo”. Infatti da bambino ha quattro piedi, perché cammina a quattro zampe; da adulto due piedi; e da vecchio tre, perché si appoggia al bastone. La Sfinge sconfitta si gettò giù dalla rocca e morì.

SIBILLE

Σίβυλλἡ, col nome di Sibille, Greci e Romani designarono alcune donne ritenute profetesse ispirate dagli dèi.

Se ne annoverano di solito una decina: la Cumana, la Dèlfica, la Líbica, la Sàmia, l'Ellespòntica, la Frigia, la Pèrsica, l'Eritrea, la Tiburtina ecc..

Più famosa di tutte (per i romani) fu la Sibilla Cumana, chiamata da Virgilio Deífobe.

Stava in una spelonca presso Cuma e dava responsi, scritti su foglie o orali, che rimanevano sempre oscurissimi.

Tuttavia Pausania nel decimo libro della sua Periegesi ci dice: dicono quelli di Delfi, pronunciava i responsi una donna di nome Erofile e dall'appellativo di Sibilla. *** io trovavo che questa, vissuta ancor prima, è tra le più antiche: e i Greci la ritengono figlia di Zeus e di Lamia figlia di Poseidone. Essa, come dicono, fu la prima donna che pronunciò vaticini e fu chiamata dai Libi Sibilla.

Altre immagini di Cuma 1 - 2 si ricorda che queste Immagini sono state gentilmente fornite dall'Assessorato al Turismo Regione Campania - Ente Provinciale del Turismo di Napoli.

SICA

Σίκας, ninfa che innamoratasi di Bacco fu da lui mutata in Fico, delle sue foglie Bacco amava incoronarsi.
Invece col nome di Συκῆ (Sica) era indicata una fortezza di Siracusa.

SILENO

1) Σῑληνός, figlio di Ermes e di una ninfa, fu educatore e compagno di Dioniso, seguì il dio nei suoi viaggi. Figurato come vecchio calvo panciuto, con il naso camuso e grosse labbra, sempre a cavallo di un asino perché aveva le gambe malferme, e in uno stato di ubriachezza perenne, era a conoscenza delle cose passate e future e dotato di grande saggezza tanto che spesso veniva paragonato a Socrate. Se veniva catturato, Sileno svelava importanti segreti e raccontava fantasticherie.
2) Σιληνοί, i Sileni invece erano demoni boschi, erano esseri molto simili ai Satiri ma a differenza di questi avevano coda e zampe equine, le orecchie aguzze, mentre per il resto erano umani; anch’ essi, come i Satiri, avevano un grande appetito sessuale e se la intendevano con le Ninfe. Associati al culto di Dioniso.

SILEO

Συλεύς, figlio di Poseidone, Sileo di Aulide, costringeva tutti gli stranieri di passaggio a zappare nella sua vigna, ma Eracle gli bruciò tutte le viti fin dalla radice e poi lo uccise a colpi di zappa.
Anche Συλέος πεδίον una piana (di Sileo), presso lo Strimone.

SINONE

Σίνων, figlio di Esimo, nipote di Autolico, e quindi cugino di Ulisse.
Prototipo del greco infido e capzioso, pronto a ingannare con la sua astuzia sottile e la sua retorica intrigante. Nella tradizione più antica Sinone era un eroe, e il suo eroismo si esalta sino al martirio e al più nobile dei sacrifici: si diceva che Sinone si fosse fatto mutilare e che si fosse presentato con le orecchie mozzate ai Troiani, per convincerli del suo odio verso gli antichi compagni che l'avevano così atrocemente punito.
Dopo che ebbe guadagnato la confidenza dei Trojani, diede loro il consiglio d'introdurre nella città quel gran cavallo, di legno, che i Greci avevano lasciato sulla, spiaggia, come un voto ad Atena, assicurandoli che Troja sarebbe divenuta inespugnabile, qualora il cavallo vi fosse stato introdotto dentro. Il consiglio fu eseguito, ed il furbo Sinone nel centro della notte; andò ad aprire i fianchi del cavallo, e ne fece uscire tutti quei guerrieri che vi eran rinchiusi, i quali, una volta usciti, incendiarono la città, la saccheggiarono e quindi aprirono le porte al resto dell'esercito greco.

SINOPE

1) Σῐνώπη; ninfa figlia del dio fluviale Asopo, Zeus che si era invaghito della giovane le promise di donarle qualunque cosa essa desiderasse e Sinope chiese la conservazione della sua verginità, lasciando così il dio a bocca asciutta visto che non poteva rimangiare la parola data.

2) Antica città sul Mar Nero fondata da Autolico.

SIPRETE

o Siproite, era un giovane cretese che fu mutato in donna per avere sorpreso Artemide nuda al bagno (A. Liberale, Metamorfosi XVII, 5).

SIRENE

Σειρήνη, figlie del dio fluviale Acheloo (e da questo dette Acheloidi - Ἀχελωΐδες) e della Musa Melpomene.

Esse erano: Pisinoe, Aglaope e Telxiepea, una suonava la cetra, l'altra cantava e l’ultima suonava il flauto; con il loro canto inducevano i naviganti a sfracellarsi contro gli scogli.

Dai fianchi in giù avevano la forma di uccello con artigli robusti.

Esse compaiono per la prima volta in Omero, (Odissea XII, 1 ss., dove ne cita solo due.

Essendo figlie di una Musa, esse erano esperte nella musica e soprattutto nel canto che era dolcissimo.

Erano le messaggere di Persefone. Il loro compito era quello di fare entrare le anime dei defunti nell'Ade addolcendogli il passo col loro canto.

Un epiteto le chiama Ἁρπυιόγουνος dalle ginocchia di Arpie, sul loro doppio aspetto, di donna e di uccello, si tramandano leggende diverse. Secondo la più diffusa, le Sirene erano compagne di Persefone; quando la fanciulla venne rapita da Ade, esse non fecero nulla per aiutarla.

Allora Demetra le trasformò in uccelli, e ordinò loro di cercare per tutta la terra la figlia rapita.

Quando gli Argonauti passarono vicino la loro isola, Orfeo riuscì a vincere con il suo canto quello delle Sirene, impedendo che questi rimanessero stregati.

Era destino delle Sirene morire se una nave le avesse superate senza fermarsi.

Quando Ulisse stava per passare vicino alle Sirene, volle sentire la loro voce, per evitare di distruggersi contro gli scogli, tappò le orecchie dei suoi compagni con la cera (come gli aveva detto Circe) e lui si fece legare all'albero della nave.

Non appena Ulisse le superò le Sirene si piombarono in mare a capofitto.

Le Sirene col corpo finale di pesce sono una raffigurazione più tarda.

secondo altre versioni, le Sirene persero poi la capacità di volare quando le Muse, dopo averle sconfitte in una gara di canto, strapparono loro le ali e se ne fecero una corona (Ovidio, Metamorfosi V, 552 ss.; Igino, Favole 125, 141; Pausania 9, 34,3).

SIRINGA

Σῦριγξ, ninfa Naiade votata alla castità e compagna di Artemide con la quale passava il tempo a cacciare.

Era riuscita a sfuggire più volte agli assalti di Satiri e dèi, un giorno però accadde qualcosa di diverso.

Pan si era innamorato di lei e la inseguiva per farla sua; Siringa per potere mantenere la sua verginità, fuggendo inseguita da quella specie di dio caprone, giunse in prossimità del Ladone:

impedendole il fiume di correre oltre, invocasse le sorelle dell'acqua di mutarle forma; come Pan, quando credeva d'aver ghermito ormai Siringa, stringesse, in luogo del suo corpo, un ciuffo di canne palustri e si sciogliesse in sospiri: allora il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento e il dio incantato dalla dolcezza tutta nuova di quella musica: «Così, così continuerò a parlarti», disse e, saldate fra loro con la cera alcune canne diseguali, mantenne allo strumento il nome della sua fanciulla. (Ovidio, Metamorfosi I).

Quando Pan giunse al fiume usando quel giunco, costruì il flauto e lo chiamò Sirynx per ricordare la sua amata.

SISIFO

Σίσυφος, figlio di Eolo e di Enarete, fondatore della città di Corinto.

Divenne famoso per la sua furbizia.

Un giorno vide Zeus rapire la ninfa Egina, figlia del dio fluviale Asopo e di Metope. Zeus portò la ninfa nell'isola di Enone e là si unì a lei.

Asopo chiese informazioni a Sisifo che promise di dirgli quello che sapeva in cambio di una sorgente perenne d'acqua fresca per la sua città.

Asopo immediatamente lo accontentò dandogli la sorgente Pirene. Zeus irato dalle chiacchiere di Sisifo lo punì mandandogli Thanatos la morte perché lo portasse nell'Ade.

Sisifo molto astuto ingannò Thanatos lo legò e lo rinchiuse in una cella, per un certo periodo sulla terra non morì nessuno.

Gli dèi preoccupati mandarono Ares a liberare Thanatos che tornò a cercare Sisifo, intanto lo scaltro Sisifo aveva dato alla moglie Merope l'istruzione di non seppellire il suo corpo né di dargli onori funebri. Fu così che Ade ingannato si arrabbiò per la dimenticanza di Merope e autorizzò Sisifo a tornare nel mondo dei vivi per punire la moglie e farle seppellire il corpo.

Tornato a Corinto Sisifo non fece nulla di tutto ciò e riprese la sua vecchia vita di truffatore fino a tarda età a dispetto degli dèi del Tartaro.

Per questa ragione la sua ombra fu duramente punita nel Tartaro, infatti fu costretto a spingere un enorme masso su per una erta collina e appena giunto in cima il masso rotolava a valle costringendolo a ricominciare il duro lavoro perennemente.

SITNIDI

Σιϑνίδας, ninfe indigene di Megara, una di esse si unì con Zeus e generò Megaro, questi riuscì al tempo di Deucalione a scampare al diluvio rifugiandosi sulle cime del monte Gerania che all'epoca non aveva questo nome, ma fu così chiamato perché Megaro vi arrivò a nuoto seguendo il volo di alcune gru (γέρᾰνος).

SMILACE

Σμῖλαξ, (Tasso) nome della ninfa amata teneramente da Cròco. Ermes involontariamente uccise Croco, quindi impietosito lo mutò in zafferano e per non lasciarlo da solo mutò Smilace nel verde Tasso.

SOGNI

ὄνειροου, figli di Hypnos. Esiodo nella Teogonia dice che furono generati da Notte senza alcuno ausilio. Ciascun sogno, aveva una, funzione particolare. Quelli che presedevano, alle premonizioni, uscivano per una porta di corno, e quelli che rappresentavano le illusioni, passavano per una porta di avorio. Avevano grandi ali di pipistrello, i più conosciuti erano: Morfèo, Fobètore e Fantàso.

SONNO

Ὕπνος / Μορφεύς, figlio dell'Erebo e della Notte, e padre dei Sogni. La sua abitazione era posta in un antro talmente vicino al fiume Lete che si sentiva il dolce moromrio delle acque; il luogo era tanto tranquillo da non essere turbato da nessun suono e i raggi del sole non riuscivano a penetrare. A decorare questa abitazione provvedevano delle siepi di papaveri ed altre piante dalle quali la Notte raccoglieva le pozioni soporifere che spargeva sulla terra per donare il meritato riposo. Il dio riposava in un letto di piume, tenendo un corno in una mano ed un dente nell'altra ed era circondato dai sogni suoi figli. Vedi Hypnos

SOSANDRA

Σωσάνδρα, epiteto di Afrodite, il termine metaforicamente indica la donna per eccellenza, la donna perfetta dietro tutti gli aspetti.

SOSIPOLI

Σωσίπτολις, Salvatore della città, così gli Elei chiamarono la sconosciuta divinità che da infante mutandosi in serpente generò il panico nelle truppe degli Arcadi. A ringraziamento di ciò gli Elei costruirono un tempio dove istituirono anche il culto di Ilizia che aveva fatto nascere l'infante prodigioso. Era raffigurato come un fanciullo cinto da una clamide (corto mantello) trapunta di stelle e recante un corno di Amaltea nella mano sinistra.

SOTERA

Σωτείρας, epiteto di Artemide quale "Salvatrice".

Il mito narra che dei soldati di Mardonio , si stavano a fare scorrerie a Megara, per volere della dea furono sorpresi dalle tenebri e sbagliarono strada, ripiegando verso la parte montagnosa della regione, qui per accertarsi della presenza di eserciti nemici si misero a scagliare frecce e la roccia colpita dai dardi per volere della dea si mise a gemere, i soldati convinti da colpire l'esercito megarese si misero a tirare frecce con maggiore foga ritrovandosi alla fine senza dardi, così i megaresi li sconfissero senza subire danni.

SPARTI

οἱ Σπαρτοί, gli Sparti ("uomini seminati") così furono chiamati gli uomini nati dai denti di drago seminati da Càdmo.

Ed ecco che, scendendo dall'alto dei cieli, la sua protettrice, Pallade gli è accanto e gli ordina, scavata la terra, di seppellirvi i denti del drago, germi di un popolo futuro. Lui ubbidisce e, com'ebbe tracciato un solco affondando l'aratro, ligio sparge al suolo quei denti, semi di stirpe mortale. Allora, si stenta a crederlo, prende a tremare la terra, dal solco affiorano prima picche di lance, poi spuntano elmi con al vento i loro pennacchi variopinti, poi spalle, petti, braccia cariche di armi e prolifica infine una messe di guerrieri armati di scudo: così vedi sorgere le figure, quando nei giorni di festa si solleva in teatro il sipario: prima mostrano il volto, poi man mano il resto, finché continuando pian piano a crescere appaiono intere, coi piedi che poggiano sul bordo del palco (Ovidio, Metamorfosi III).

SPERMO

Una delle tre figlie di Anio, mutata da Dioniso in colomba assieme alle sorelle, per impedire ad Agamennone di sfruttare il potere che il dio aveva dato alle tre ragazze e cioè di mutare tutto quello che toccavano in olio, vino e biada. (Apollodoro, Biblioteca epitome).

STADIO

Στάδιον, pur non avendo nulla a che fare col mito questo termine viene inserito per agevolare coloro che hanno letto frequentemente la parola ma ne ignorano il significato: nell'antica Grecia, lo stadio era un'unità di misura di lunghezza.

La sua equivalenza a misure odierne è variabile secondo le città. Esempio in Attica corrispondeva a m. 177,6 (600 piedi), si divideva in plettri, calami, orge, passi, cubiti, piedi, palme e dattili; ad Alessandria corrispondeva a m. 184,85; ad Olimpia = m. 192,27; a Delfi = m. 177,55; in Asia minore e nei paesi ellenistici corrispondeva a m. 210.

Questa misura diede il nome alle arene dedicate alle corse, le gare di lotta e pugilato, proprio perché erano lunghe 1 stadio.

STEFANÈFORO

Στεφᾰνηφόρος, ornato di corona, incoronato termine che indicava un sacerdote, un giudice o una divinità dotati di Stefania “corona”.

STENEBEA o ANTIA

Σθενέβοια ἤ Ἀντίας, figlia del re Iobate. I classici la chiamavano Stenebea, in Omero la troviamo col nome di Antia.

Fu la moglie di Preto, re dell'Argolide. La donna si era innamorata di Bellerofonte ma vistasi respinta, andò da Preto suo sposo e gli disse che Bellerofonte aveva tentato di sedurla con proposte oscene.

Il marito non volendo uccidere l’uomo che egli stesso aveva purificato, lo inviò dal suocero Iobate, con una missiva che diceva di ucciderlo.

Da Iobate, Bellerofonte fu costretto a superare tutta una serie di durissime prove, finché il re ammirato non gli fece leggere la missiva del genero, e lo lasciò libero.

Bellerofonte ritornato in Argolide si recò da Stenebea e fingendosi innamorato, organizzò la fuga con lei.

Bellerofonte fece salire Stenebea sul suo cavallo alato e giunti in alto mare, la precipitò in acqua presso l'isola di Melo.

La sua storia ispirò una tragedia di Euripide, oggi perduta.

STENIO

Σθένιος, (Il Possente) Epiteto di Zeus ad Argo, dove si svolgevano delle feste per onorarlo.

STENTORE

Στέντωρ, uno dei Greci, che partecipò alla guerra di Troja. Aveva la voce talmente forte da risuonare come il Bronzo. Si faceva udire più lontano, di quanto non avrebbero fatto cinquanta uomini dei più robusti che avessero gridato tutt'insieme. La sua voce serviva da tromba all'armata, il suo nome è ancora oggi usato per indicare le voci potenti. Morì gareggiando con Ermes nel farsi udire da lontano.

STEROPE

diversi i personaggi: 1) Στερόπη, una delle Pleiadi; 2) Στερόπης, uno dei Ciclopi che produceva i fulmini a Zeus.

STIGE

Στύξ, figlia di Oceano e di Tetide o di Notte e di Erebo. Pallante la rese madre di Zelos, Nice, Cratos e Bia. Teti aveva tuffato il neonato Achille nelle magiche acque di questo fiume, rendendolo invulnerabile; ma aveva dovuto reggerlo per il tallone, che era quindi rimasto la sola parte mortale dell'eroe. Fu la prima ad accorrere in aiuto di Zeus nella guerra contro i Titani. Il sommo dio, per ricompensarla, stabilì che il suo nome fosse il più solenne giuramento degli dèi. Stige immortale fu la prima che giunse in Olimpo insiem coi figli suoi, secondo il volere del padre. E Zeus l'onorò, le diede larghissimi doni, fece che il nome suo fosse giuro solenne ai Celesti, e che i suoi figli sempre vivesser dov'egli viveva... Esiodo, Teogonia 389 ss.
Era anche il fiume infernale che girava nove volte attorno all'Ade. Gli dei allorché giuravano per le sue acque, non osavano più di essere spergiuri, e nel caso che violassero i loro giuramenti, erano privati per il tempo di cento anni della loro divinità. Lo Stige aveva la sua sorgente in Egitto, le sue acque che scorrevano con un cupo mormorio, ispiravano una cupa malinconia.

STINFALO

1) Στύμφᾱλος, città dell'Arcadia nord-orientale posta sulle rive del lago o della palude dove vivevano i terribili uccelli (caccia-bombardieri) che si nutrivano di carne umana e che furono cacciati da Eracle.

2) Uno dei cinquanta figli di Licaone.

3) Nipote di Arcade, figlio di Elato e Laodice.

STROFADI

Στροφάδες, isole della Grecia poste nel mare Ionio a sud di Zacinto.

Secondo il mito, queste isole prima si chiamavano Echinadi, poi quando i due gemelli alati inseguirono le Arpie, queste ci arrivarono perché cambiarono direzione (estràphe) e volarono sfinite verso quelle terre che da quella deviazione furono chiamate Strofadi.

In quelle isole le incontrò Enea durante il suo viaggio verso l'Italia.