Indice dei Musei

presenti in miti3000

Napoli Museo Nazionale - Piano - 1 - Sala XXII

Testo

Tempio

Il tempio egiziano rappresentava la casa del dio sulla terra e la sua architettura costituiva una riproduzione in pietra del mondo. Al suo interno si ricreava quotidianamente la creazione del mondo e la nascita di ogni nuovo giorno. L’accesso alle sue parti più recondite era di regola limitato ai sacerdoti e al re, unico tramite tra uomini e dei. La costruzione dei templi era una priorità politica del faraone, che garantiva così a se stesso e al suo popolo la benevolenza degli dei, legittimando il suo potere. I sovrani donavano ai templi terre e bottini di guerra e li esentavano dal pagamento delle tasse, rendendoli così veri e propri centri produttivi che avevano grande importanza nell’economia nazionale.

Ad esempio, il tempio di Amon a Karnak (Tebe) all’epoca di Ramses III possedeva circa 2300 km2 di vigneti, granai, miniere, birrerie, panetterie, oltre ad una vasta tesoreria. Ogni città egiziana aveva una o più divinità patrone: Menfi, per esempio, era sacra a Ptah, Bubastis alla dea Bastet. I fedeli indirizzavano le loro preghiere a immagini di legno, pietra e altri materiali collocate nei templi, costruiti in pietra per durare in eterno, come anche ad animali deificati, che ricevevano regolare sepoltura dopo la morte.

Pilone

The temple

The Egyptian temple was an image of the house of a god on earth. Its architecture was a reproduction of the world, made of stone to last forever. The creation of the world and the birth of the new day was staged daily inside it. Access to its innermost parts was usually limited to the priests and the king, the only intermediary between human beings and the gods. The building of temples was one of the kings political priorities, whereby he guaranteed the benevolence of the gods for himself and his people, and thus legitimized his power. The kings donated land and war plunder to the temples, and exempted them from paying taxes, thereby turning temples into true production centers holding great importance within the national economy.

For example, in the time of Ramses III the temple of Amun in Karnak (Thebes) possessed about 2300 km2 of vineyards, granaries, quarries, breweries, and bakeries, as well as a vast treasury. Every Egyptian town had one or more patron deities: Memphis, for example, was sacred to Ptah, Bubastis to the goddess Bastet. The faithful addressed their prayers to images of wood, stone or other materials placed in temples, as well as deified animals which were given an official burial when they died.

Sincretismi religiosi – Serapide

Divinità composita elaborata sotto Tolomeo I (304-282 a.C.), che univa nel nome Osiride ed Api e sommava le caratteristiche di questi ultimi a quelle di Zeus, Asclepio e Dioniso. Dio della fecondità e degli Inferi, sposo di Iside, era adorato soprattutto ad Alessandria, donde il suo culto si diffuse in tutto il mondo greco-romano. Raffigurato come Zeus o Ade barbuto sul trono, con varie corone.

Religious syncretisms – Serapis

The image of the god Serapis was developed under Ptolemy I (305-282 BC) by the composite god Osiris-Apis features of Pluto, Zeus, Asclepius, and Dionysus. A god of fecundity and the afterlife, the spouse of Isis, he was worshiped especially at Alexandria, whence his cult spread throughout the Graeco-Roman world. He is depicted as a bearded Zeus or Hades, wearing several types crowns, sometimes with the infernal dog Cerberus by his side.

Stele Arpocratee

Le stele arpocratee, apparse nel Nuovo Regno, dovevano prevenire o curare morsi di animali come scorpioni e serpenti. Mostrano Horus ‘il fanciullo’ (Arpocrate), che doma questi animali, e recano formule magiche. Venivano cosparse d’acqua che magicamente assorbiva il potere del testo ed era poi raccolta in contenitori per essere usata a fini terapeutici, come avveniva anche per le “statue magiche” ricoperte di testi ed immagini di divinità.

Horus stelae

Horus stelae first appeared in the New Kingdom. They were meant to prevent or heal the bites of animals such as scorpions or snakes. They show “Horus the Child” (Harpocrates) subduing these animals, and carry magical spells. Water was poured on them and thus magically absorbed the power of the spell. It was then gathered in containers to be used for therapeutic purposes. The same was done with statues covered with texts and images of deities.

Iside “Lactans”

L’immagine della dea Iside che allatta Horus bambino (Arpocrate), ritratto con la caratteristica treccia dell’infanzia, si riallaccia al mito di Osiride, nel quale viene stabilita la discendenza regale di padre in figlio, garantita dalla madre divina. L’allattamento del sovrano da parte di una divinità femminile è infatti uno dei rituali dell’incoronazione.

L’aspetto materno di Iside e la sua natura di divinità protettrice conoscono in epoca tarda una particolare fortuna, al di là dei riferimenti regali e divini, come dimostra il proliferare di statuine soprattutto in bronzo.

Isis “Lactans”

The image of the goddess Isis suckling Horns the Child (Harpocrates), who is portrayed with the characteristic tress of childhood, was especially popular in the Late Period, as the large number of bronze statuettes surviving from this time bear out.

Isis’ nature as a protective deity led her cult to spread beyond the confines of Egypt from the third century BC onward and throughout the Roman imperial period.