Le Erme degli uomini illustri
Come in tutte le collezioni rinascimentali, un ruolo privilegiato nell'allestimento delle gallerie di ritratti era svolto dai filosofi e più in generale dai ritratti greci che comprendevano anche gli storici, gli oratori, i poeti ecc. Oltre a rappresentare l'antichità classica insieme ai reperti che le sempre più intense esplorazioni del sottosuolo dell'Urbe restituivano, i ritratti dei filosofi costituivano una testimonianza tangibile delle scuole di pensiero di quella cultura che il Rinascimento andava riscoprendo.
Tuttavia, se il riconoscimento dei ritratti degli imperatori poteva avvalersi dei coni monetali e delle effigi con relative legende su di essi riprodotte, quelli dei filosofi non disponevano di questo riscontro documentario e quindi la loro identificazione si basava, quando era possibile, sulle iscrizioni incise sugli stessi marmi.
Per l'apprezzamento di cui godevano i ritratti dei filosofi, le fonti dell'epoca ricordano alcuni eccezionali rinvenimenti; quelli ai quali attinsero i Farnese per incrementare la loro raccolta avvennero in una vigna della famiglia Vittori nei pressi di Porta Portese e in un'area compresa tra le Terme di Diocleziano ed i Castra Pretoria tiberiani; i ritratti di greci illustri di quest'ultimo ritrovamento (1576), di cui alcuni con nome iscritto, acquistati in un primo tempo dalla famiglia Cesarini, furono poi ceduti sul finire del secolo al cardinale Odoardo Farnese.
Un ultimo gruppo di filosofi entrò nella collezione nel 1600 per lascito testamentario di Fulvio Orsini, che proprio al tema della ritrattistica dei grandi personaggi del mondo greco aveva dedicato un'opera fondamentale, le Imagines virorum illustrium (1570).
I busti dei filosofi sono spesso caratterizzati da un taglio ad 'erma', ovvero da un profilo quadrangolare che ricorda l'originario pilastrino su cui erano inseriti. Un tempo prerogativa delle immagini del dio Hermes, questo tipo di sostegno venne utilizzato per ritratti di filosofi e più in generale per personaggi di cultura.
Famous men's herms
As in all Renaissance collections, a privileged place in portrait galleries was given to philosophers and more generally to Greek portraits including those of historians, orators, poets, and so on. Along with the finds brought to light by increasingly thorough exploration beneath the subsoil of the City, the philosopher portraits illustrated classical antiquity; in addition they provided tangible evidence of the schools of thought of classical culture that were being rediscovered in the Renaissance.
The identification of the portraits of emperors were made possible by coins and images with associated labels on them, but evidence of this type does not apply to philosophers. Thus their identification is based, where possible, on inscriptions incised on the sculptures themselves.
The sources for the period record several exceptional discoveries, appreciated by those who enjoyed philosopher portraits. Those obtained by the Farnese to increase their collection came to light in a vineyard of the Vittori family near Porta Portese and in a area between the Baths of Diocletian and the tiberian Castra Pretoria; the portraits of the illustrious Greek of this discovery (1576), of which some with the inscription of name incised, acquired initially-by the Cesarini family, then were given at the end of the century to Cardinal Odoardo Farnese.
The final group of philosophers were left to the Collection by Fulvio Orsini in his will in 1600, who had dedicated one of this fundamental works, the images virorum illustrium (1570), to the topic of portraiture of the Greek world's greatest figures.
Philosopher busts are often characterized by a 'herm' shape, or rather by a square profile that matches the original pillar into which it was inserted. Once used only for images of the god Hermes, this type of support came to be used for portraits of philosophers and more generally for individuals of cultural importance.
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